31 persone e 16 società sono state accusate di associazione per delinquere finalizzata a un numero indeterminato di delitti di frode nell’esercizio del commercio di olio extravergine. Nella rete sono finiti tutti: produttori, titolari di frantoi, intermediari e società.
Si sono chiuse nei giorni scorsi le indagini condotte dai carabinieri forestali di Grosseto e coordinate dalla Procura relative alla commercializzazione di olio extravergine di oliva di origine comunitaria, in prevalenza olio greco, contrabbandato per olio extravergine Toscano Igp e per extravergine italiano. La frode ha riguardato gli anni 2014-2015 e 2015-2016. L’inchiesta il 3 marzo 2016 portò al sequestro di 200 quintali di olio e a 47 avvisi di garanzia. Oggi, concluse le indagini, le società coinvolte sono 12 a Grosseto, 1 a Firenze, 1 a Siena, 2 a Foggia. Mentre le persone sono 31: nello specifico parliamo di 22 a Grosseto, 2 a Siena, 3 a Firenze, 3 a Foggia e 1 a Pistoia. Qui a finire nei guai è stato Marcello Dragoni un sessantaquattrenne di Larciano.
Le indagini sono state complesse: oltre a controlli documentali, campionamenti per analisi chimiche, incrocio di banche dati, appostamenti, intercettazioni, perquisizioni e sequestri, sono stati sequestrati ingenti quantitativi di olio sulle strade dalle autocisterne che viaggiavano per l’Italia. Dopo analisi sofisticate come indagine molecolare e analisi del Dna, è stato rilevato un profilo molecolare comprensivo di varietà principalmente non italiane, in altri casi l’analisi ha evidenziato la presenza di varietà greche, spagnole e pugliesi.
Come spiega il procuratore Raffaella Capasso «L’attività illecita è stata realizzata con metodologie varie come la registrazione di false moliture, l’acquisto di olio comunitario e italiano con simulazione di vendite d’olio meno pregiato con successiva trasformazione in quello pregiato, l’utilizzo di documentazione falsa, la miscelazione di oli di origine e qualità diverse. Gli operatori economici erano in grado di assicurarsi notevoli profitti, lucrando sulla differenza di prezzo tra olio comunitario e extracomunitario, di qualità inferiore di quello italiano. In pratica era stato messo in vendita olio extravergine di oliva come se fosse di pregio a prezzi ben più superiori. La frode – conclude – ha danneggiato anche piccoli produttori locali che non hanno potuto beneficiare della favorevole condizione di mercato».
Redazione