È un anziano il contagiato che è ospite della casa di riposo San Domenico, ha 88 anni ed è un soggetto a rischio. E’ stato immediatamente trasferito al San Jacopo di Pistoia

A Pescia registrato a Pescia il terzo caso di positività al coronavirus. Ad essere risultato affetto è un anziano da tempo ospite della residenza sanitaria assistenziale (Rsa) San Domenico. L’uomo, classe 1932, martedì sera ha accusato tosse e febbre. Gli operatori della struttura hanno attivato le procedure previste e l’anziano è stato trasferito nel reparto malattie infettive dell’ospedale San Jacopo di Pistoia.
E’ un soggetto sicuramente a rischio: l’uomo infatti presenta diverse altre patologie. Preoccupano in particolare il diabete e una forma di neoplasia polmonare. All’interno della struttura sono state immediatamente attivate tutte le misure previste dal protocollo delle Rsa. Sono stati perciò effettuati una sanificazione generale e il potenziamento del servizio di pulizia. La cooperativa che gestisce il San Domenico, la «Kcs», si è mobilitata per cercare nuovo personale, in modo da poter sostituire le operatrici impegnate nel sociale, che dovranno entrare in quarantena. Niente quarantena invece, come da protocollo, per gli operatori sanitari. Nella casa di riposo è ora sospesa ogni attività di animazione e fisioterapia, mentre sono stati ulteriormente ridotti gli spazi comuni per gli utenti ed è stata modificata la distribuzione del vitto.
In camera l’anziano non era da solo. Il suo compagno di stanza è stato posto in isolamento, ma «non accusa alcun sintomo – sottolinea la presidente della Rsa, Ilaria Camarlinghi – come peraltro nessuno degli altri nostri ospiti e operatori. Dal punto di vista della sicurezza, abbiamo a disposizione ogni tipo di presidio, non ci sono problemi di carenze di guanti o mascherine». Già dopo la riunione svolta in Comune lo scorso 9 marzo, recependo gli indirizzi del Dpcm, le tre case di riposo pesciatine – oltre a San Domenico anche Villa Matilde e San Giuseppe – avevano interdetto l’accesso alle strutture ai parenti, permettendolo soltanto ai medici di famiglia. Per ulteriori provvedimenti c’è da attendere l’esito dello studio epidemiologico della Asl.
 
Redazione

 

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