Confagricoltura: i dati Arpat sul glifosate precedono il protocollo con la Regione
Lombardi, direttore di Confagricoltura Pistoia, ammette che c’è ancora da lavorare sul fronte della riduzione dei fitofarmaci e critica chi non rispetta le leggi, ma ricorda gli altri aspetti della situazione: il protocollo, che presuppone aiuti regionali, è stato firmato solo nel novembre 2019 e sul Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile” non sono ancora arrivati, forse per la crisi da Covid, i finanziamenti della Regione Toscana auspicati dalla stessa assessora Fratoni.
«Stiamo analizzando i dati Arpat sui residui di fitofarmaci nelle acque pistoiesi nel 2019 per fare una valutazione più accurata, perché certe oscillazioni possono dipendere anche da vari fattori ambientali, come ad esempio la piovosità, e non solo dall’eventuale comportamento illecito di qualche vivaista, che noi ovviamente condanneremmo con fermezza».
Si limita a questa preliminare valutazione il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi sui dati contenuti nell’ultimo report di Arpat sulle acque nel territorio provinciale pistoiese, che hanno sancito trend di contaminazione in leggero miglioramento dal 2016, ma un lieve peggioramento anno su anno tra il 2018 e il 2019, dovuto in particolare alla presenza dell’erbicida Glifosate e del suo prodotto di degradazione, l’acido aminometilfosfonico (Ampa), soprattutto in alcuni torrenti. E comunque, in generale, una situazione delle acque superficiali in cui i limiti degli standard di qualità ambientali (sqa) sono stati superati in diverse stazioni di monitoraggio. Ricordando però che 1) per le acque sotterranee e i pozzi non si sono verificati invece casi di superamento degli standard di qualità ambientale e 2) la Toscana, come ribadito dall’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni, è una delle regioni in cui si fanno più controlli.
Ma Lombardi tiene a sottolineare altri aspetti della questione delle tracce di glifosato nelle acque superficiali di alcuni torrenti pistoiesi. Innanzi tutto premette che «gli associati di Confagricoltura utilizzano i principi attivi secondo le autorizzazioni del Ministero della Sanità» e che «bisogna fare molta attenzione a demonizzare semplicisticamente l’uso di prodotti chimici in agricoltura, perché, come nel caso della medicina, in certi casi non ci sono alternative per bloccare i sempre più pericolosi e diffusi agenti patogeni che arrivano dalla globalizzazione e dal cambiamento climatico».
Detto ciò, Lombardi ribadisce l’impegno degli agricoltori e vivaisti pistoiesi verso quelle buone pratiche che servono a ridurre al massimo l’uso di prodotti fitosanitari, fra cui erbicidi come il glifosate, secondo quanto stabilito nel protocollo d’intesa dello scorso novembre fra Associazione Vivaisti Italiani e Regione Toscana. Però ricorda che «ci vorrà del tempo per assorbire i danni del passato» e sottolinea che, «essendo stato firmato a novembre del 2019, il protocollo per la riduzione degli erbicidi, che presuppone un sostegno finanziario della Regione Toscana per gli investimenti necessari a riconvertire alla eco-sostenibilità i vivai senza metterli completamente fuori mercato, è in gran parte ancora da attuare. A parte il caso di alcune aziende leader che stanno anticipando i tempi».
«Complice forse la crisi da Coronavirus – ricorda Lombardi – i finanziamenti auspicati dallo stesso assessore Federica Fratoni, in particolare quelli legati al Pid (Progetto integrato di distretto) “Vivaismo per un futuro sostenibile”, che doveva essere uno dei primi banchi di prova anche dell’introduzione di pratiche più eco-sostenibili, non sono arrivati. Senza dimenticare che non è stato un bel segnale l’esclusione, almeno finora, dagli aiuti per l’emergenza Coronavirus, al contrario del comparto florovivaistico del fiore reciso, nonostante gli impegni assunti dai vivaisti pistoiesi a investire nell’eco-sostenibilità e nonostante che se c’è un comparto produttivo del florovivaismo che più sarà coinvolto nelle azioni di riforestazione urbana necessarie per contrastare le emissioni inquinanti dell’aria che generano il cambiamento climatico, come ad esempio il Prato Urban Jungle, quello è proprio il vivaismo pistoiese, dedito alla produzione di piante da esterno e da giardinaggio».
Redazione