L’industria alimentare europea produce 10,5 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari ogni anno, il 12% dei rifiuti alimentari totali. Lo spreco di cibo genera di 3,3 miliardi di anidride carbonica, che accelera il cambiamento climatico mondiale.
Un punto di partenza per avere un impatto positivo sull’ambiente potrebbe essere: fare attenzione a quello che non si mangia!
Questa è la base di LIFE FOSTER, che si rivolge agli studenti con l’intento di coinvolgere e sensibilizzare docenti, datori di lavoro, responsabili politici. Dalle autorità locali fino all’Unione Europea e oltre.
Barbara Archesso, international Project Manager del consorzio italiano per l’istruzione e la formazione professionale (ENAIP NET), alla guida del progetto italiano di LIFE FOSTER, pone l’accento sulla rilevanza di aiutare le persone a capire la necessità di ridurre gli sprechi alimentari. Soprattutto i giovani sono molto coinvolti, perché si chiedono “Come sarà il mondo tra 20 anni?”. Inoltre, una volta entrati nel mondo del lavoro, hanno la possibilità di diventare testimoni e fautori di questo percorso verso la riduzione degli sprechi di cibo.
Durante la Food Waste Hackathon, organizzata nell’aprile 2021, ha riscosso molto successo “Ricette Zero Waste”, una sfida tra studenti, provenienti da Italia e Francia, sulla preparazione di ricette con lo stesso ingrediente principale, il carciofo. L’obiettivo della sfida era ridurre al minimo i rifiuti alimentari e lo spreco, portandolo da un 60% a un 20%.
Il tema della riduzione di scarti alimentari ha portato i giovani a essere promotori d’iniziative spontanee, ad esempio in Veneto, a Conegliano, gli studenti hanno dedicato una settimana di formazione professionale al metodo “Rifiuti Zero”, cercando aziende che potessero fare da testimonial a questa strategia ecologica. Hanno poi condiviso i risultati ottenuti, cercando di far arrivare a un pubblico più ampio, la voce di quest’abitudine che potrebbe far scendere le immissioni di CO2.
Un’altra strategia è l’economia circolare nella ristorazione. I ristoratori dovrebbero fare scelte adeguate partendo dai fornitori, evitando il deterioramento del cibo durante il trasporto e la conservazione. I cibi poi devono essere lavorati correttamente, usando strumenti giusti e creando un menù che sfrutti il più possibile la materia prima disponibile.
Non si tratta solo di quello che si mangia, ma anche del giusto smaltimento dei rifiuti e di usare gli ingredienti in modo completo, questo è alla base della cucina circolare. Precisamente: pianificazione del menù, gestione degli acquisti, corretta conservazione. Grazie anche a questi principi base, della cucina circolare, LIFE FORSTER è riconosciuto come migliore prassi nell’economia circolare sia nella Piattaforma Italiana degli attori per l’Economia circolare (ICESP) sia nell’Ente Italiano Normazione (UNI).
Un altro metodo che porta a una riduzione realistica dei rifiuti è usare la tecnologia per tracciare i rifiuti alimentari. Questo monitoraggio permette ai ristoratori di capire quale fattore causa lo spreco di cibo e trovare soluzioni, ad esempio riorganizzando il menù in modo più sostenibile.
Tutti possiamo aiutare il cambiamento.
Per sapere di più sul progetto LIFE FOSTER, visitate il loro profilo sul sito della Commissione Europea.
Redazione