Centro di ricerca del Padule rischia chiusura
Lettera aperta al segretario provinciale della Cgil, Gioffredi, contro lo stop all’attività trentennale. Bartolini: «L’associazione si è impegnata nella valorizzazione del territorio dando anche lavoro. Ora aiutate chi difende la natura». Un monito forte quello di Bartolini che richiama i tempi ambientali del riscaldamento globale e alla salvaguardia della biodisversità. Temi che esemplificano il lavoro svolto dal centro di ricerca a tutela di quest’area.
Una forte richiesta d’aiuto dal centro di ricerca del Padule di Fucecchio a mezzo della lettera aperta che segue: «Il Centro di ricerca del Padule di Fucecchio sta vivendo una situazione molto critica che rischia nei prossimi mesi di determinarne la definitiva chiusura, dopo oltre trent’anni di attività. Questa realtà, nata nel 1990 anche sulla spinta di molti Comuni e della Provincia di Pistoia, ha svolto un’intensa e qualificata attività di educazione ambientale e di divulgazione scientifica, oltre che di tutela delle specie e degli habitat, contribuendo significativamente al raggiungimento di alcuni importanti risultati, come l’istituzione delle riserve naturali del Padule di Fucecchio e del Lago di Sibolla, gli interventi di naturalizzazione di tali aree, la realizzazione delle strutture di visita, l’inserimento del Padule di Fucecchio e del Padule di Bientina nell’elenco delle zone umide di importanza internazionale sulla base della Convenzione di Ramsar». Tutto questo adesso potrebbe finire, secondo Alessio Bartolini – che lavora nell’associazione – che lancia l’appello alla Cgil attraverso una lettera aperta indirizzata al segretario provinciale di Pistoia, Daniele Gioffredi prendendo spunto dal suo discorso pronunciato alla manifestazione per il Primo maggio. «Avrei voluto parlarti in quell’occasione, ma ero al lavoro e quindi ti scrivo – continua Bartolini –. Nei suoi lunghi anni di attività il Centro ha anche offerto opportunità di lavoro ad un’ampia rete di soggetti, quali guide ambientali, botanici, faunisti, ditte agro-forestali. Posso testimoniare che da sempre questa associazione ha posto la massima attenzione nell’utilizzare nel migliore dei modi le risorse pubbliche che gli sono pervenute, moltiplicandone la ricaduta in termini di servizi offerti e di interventi compiuti, grazie anche ad un intelligente ricorso al volontariato e a una struttura leggerissima». Quindi l’appello e la richiesta di aiuto per queste attività di tutela e di restauro degli ambienti naturali («che rappresentano beni di rilevante interesse pubblico e per questo sono tutelati anche dalla nostra costituzione», si legge nella missiva) che dovrebbero essere semmai sostenute e incentivate. «Certamente non spetta a me indicare cause o responsabilità politiche né posso essere io a formulare delle soluzioni – conclude chi scrive –, ma ho ritenuto di richiamare la tua attenzione anche per il positivo interessamento che la Cgil, il mio sindacato, ha mostrato in passato su questa vertenza. Ho scelto questa forma, della lettera aperta, considerando la valenza non solo sindacale della questione sollevata, per richiamare anche l’attenzione degli enti locali, che a lungo hanno sostenuto ed apprezzato questa esperienza, e della cittadinanza, che in più di una circostanza ci ha espresso stima e solidarietà».
Redazione