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Undici sindaci posticipano il bando di gara per Publiacqua. Il Presidente Perini propone il modello "società benefit", ma si solleva il dibattito: socialità o profitti?

La recente decisione di undici sindaci della Conferenza Territoriale 3 di posticipare il bando di gara per la gestione di Publiacqua Spa ha aperto un nuovo capitolo nel dibattito sulla gestione dei servizi pubblici. L'iniziativa del Presidente Perini di proporre la trasformazione della società in una "società benefit" – un modello che combina obiettivi sociali con il perseguimento di utili – ha diviso le opinioni tra amministratori locali e associazioni civiche.

Le società benefit, per definizione, sono enti privati che accanto al profitto dichiarano un impegno verso il bene collettivo. Tuttavia, secondo il Coordinamento delle Associazioni No Multiutility, l'adozione di questo modello per aziende che operano in regime di monopolio, come Publiacqua e Alia Multiutility, rischia di sminuire il ruolo sociale del servizio pubblico a vantaggio di logiche di mercato.

Gestione in house contro modelli ibridi
Secondo i critici, il modello benefit rappresenta una "mediazione al ribasso" rispetto alla gestione in house, ovvero quella interamente pubblica, che garantisce il controllo diretto da parte dei sindaci e, quindi, dei cittadini. "Solo una gestione pubblica e democratica permette di perseguire esclusivamente l'interesse collettivo, senza rincorrere utili che si traducono in bollette più care e minori investimenti", afferma il Coordinamento.

Inoltre, la scelta di introdurre il modello benefit potrebbe avere risvolti ambigui: investimenti in "benefit" aziendali per i dipendenti – dirigenti inclusi – rischiano, secondo le associazioni, di addolcire le posizioni sindacali, ma senza reali miglioramenti per la collettività.

Sindaci divisi
La questione sembra spaccare i primi cittadini: da un lato, coloro che sostengono che la gestione in house rappresenti l'unico strumento per rispettare il mandato elettorale e mantenere un controllo trasparente; dall'altro, i sindaci che accettano modelli di gestione misti, delegando le decisioni a consigli di amministrazione non eletti.

Le richieste delle associazioni
Le associazioni chiedono un impegno chiaro verso il controllo pubblico e una gestione che metta al centro i bisogni della comunità. "Non possiamo permettere che i sindaci rinuncino al loro ruolo di pianificazione e controllo, sacrificando la democrazia in favore di modelli che rispondono solo a logiche economiche", concludono.

La decisione finale sarà cruciale per il futuro dei servizi pubblici locali e, soprattutto, per i cittadini che ne usufruiscono. La posta in gioco non è solo economica, ma profondamente sociale e politica.

Redazione

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