Le “Cose Trasparenti” di Francesco Surdi alla Galleria Vannucci
“Cose Trasparenti” di Francesco Surdi, a cura di Ida Parlavecchio, è la mostra che viene inaugurata il 9 febbraio alla Galleria Vannucci Artecontemporanea di Pistoia. In esposizione opere dalla evidente connotazione ambientale eseguite dal giovane artista palermitano con la tecnica della grafite o modellate nel gesso.
«Primi piani umani, silenziose presenze la cui fisionomia si fissa nella zona addensata degli occhi, nella piega imponderabile di una bocca, di un’espressione, ma anche figure di animali la cui essenza è riconoscibile nonostante l’indeterminatezza, la difformità morfologica e consistenza rarefatta; fino ai lavori più recenti, pezzi d’aria, pure trasparenze».
Sono descritte così dalla curatrice Ida Parlavecchio le opere di Francesco Surdi al centro della personale “Cose Trasparenti” che viene inaugurata sabato 9 febbraio alle 18 alla Galleria Vannucci Artecontemporanea di Pistoia e che resterà aperta fino al 10 marzo 2013 (orario di apertura 9-12,30 e 16-19 dal martedì al sabato). Eseguite con la tecnica della grafite, «hanno una connotazione che potremmo dire ambientale - afferma Ida Parlavecchio -, non tanto perché le sue figure su carta sono intrinsecamente legate all’elemento della cornice, non perché in alcuni casi trovano un controcampo corporeo nella scultura, quanto per quella relazione osmotica che stabiliscono con lo spazio e con lo spettatore».
Si tratta di “Cose trasparenti” come quelle che danno il titolo a un romanzo breve del 1972 di Nabokov. Il protagonista è un involontario uxoricida caduto con la mente «in una dimensione misteriosa e traslucida» dove la realtà è sospesa tra veglia e sonno, e i fantasmi del pensiero si fanno beffe della storia. I lavori di Francesco Surdi, nato nel 1986 a Partinico (Palermo) e diplomato nel 2010 all’Accademia di Belle Arti ABADIR di San Martino delle Scale, sembrano appunto «abitare questo universo traslucido, alludono a una durata transitoria, a un’esistenza labile, sono una trama leggera che lambisce percezioni e cose».
Nel momento in cui volgiamo l’attenzione a una cosa, si legge nel comunicato stampa, rischiamo di affondare fatalmente nella sua storia. Bisogna imparare a sfiorare la superficie della materia se si vuole che questa resti all’esatto livello del momento. La disciplina dell’ora che Francesco Surdi ha assunto come poetica lo ha portato poco per volta a trattare la superficie dei suoi soggetti con tocco sempre più leggero, a pelo d’acqua, fino al limite dell’impalpabilità.
La mostra, che è organizzata dalla Galleria Vannucci Artecontemporanea insieme all’associazione culturale Utopias! con il contributo di Banca Interregionale, si snoda nelle due sale dello spazio espositivo componendo e ricomponendo un percorso poetico senza fine né inizio. Il doppio ingresso dà all’itinerario visivo un’inclinazione percettiva che muove verso una crescente evanescenza o viceversa verso l’apparizione rarefatta dell’immagine, «come in un cerchio ideale ed emozionale».
Le “Cose Trasparenti” trovano un contrappeso nelle sculture bianche collocate nelle loro vicinanze: formazioni materiche che sembrano levigate dall’acqua, ancoraggi ai quali agganciare quelle icone. «Nascono come sculture autonome – dice Parlavecchio - ma il disegno è connaturato a questi pezzi che sono come un’espansione plastica originata dalla medesima sfera opalescente. Il bianco del gesso non è uniformemente trattato, ma lucidato a zone, è una pelle ‘traslucida’ che riecheggia gli impercettibili passaggi tonali della matita: passaggi verso la trasparenza».
Per ulteriori informazioni: tel. 0573-20066
Lorenzo Sandiford