L'articolo di Confcommercio su Mefit comparso nei giorni scorsi sulla stampa, ricco di anglicismi, appare più come una cortina fumogena che come una proposta concreta di rilancio. Solleva però la questione critica della mancanza di una strategia industriale chiara e pragmatica. L'importanza di un piano industriale non può essere sottovalutata, specialmente quando si parla di una struttura che coinvolge 400 aziende e un giro d'affari di 90 milioni di euro tra produzione e commercializzazione di fiori e piante. Inoltre, l'articolo apparso su La Nazione sottolinea che la questione Mefit riguarderebbe solo Pescia, dimenticando che essa si estende all'intera Valdinievole e al distretto interprovinciale Lucca-Pistoia, di cui il Mefit fa parte. Pertanto, il "nuovo studio sulle performance della struttura aziendale" suggerito da Confcommercio Pistoia deve necessariamente confrontarsi anche a livello interprovinciale. Tuttavia, sorgono molti dubbi sulla praticabilità di tale approccio, soprattutto considerando le criticità legate alla multifunzionalità citate da Confcommercio. La struttura funge da base logistica per la commercializzazione di fiori e piante, operando 24 ore su 24, 7 giorni su 7, incluse le festività, con un movimento giornaliero di 300 mezzi di trasporto su gomma. Pertanto, risulta difficile immaginare attività culturali e promozionali che non siano strettamente legate al settore floricolo, se si considera il Mefit come snodo fondamentale del mercato all’ingrosso di fiori e piante dell’Italia centrale, data la sua posizione strategica sull'asse nord-sud ed est-ovest. Un altro aspetto fondamentale che l'articolo di Confcommercio sembra ignorare è la sostenibilità economica della struttura. Non viene minimamente affrontata la questione cruciale di come garantire che il Mefit possa sostenersi economicamente, effettuare la manutenzione necessaria e investire con le proprie risorse per sviluppare la propria attività, come ogni azienda deve fare. Questo è un elemento determinante per evitare di lasciare ai nostri giovani una struttura incapace di mantenersi e crescere autonomamente. Al contrario, è essenziale creare un settore in cui i giovani possano trovare un futuro. Infine, come dichiarato dal direttore del Mefit, Gianluca Incerpi, i fondi del PNRR destinati al Mefit sono subordinati alla valutazione positiva di Invitalia, l'ente responsabile dell'erogazione dei fondi. Questi fondi saranno assegnati solo se gli aggiornamenti documentali forniti dal Mefit circa 10 giorni fa, relativi alle spese, alla sicurezza e all'efficienza energetica della struttura, saranno ritenuti adeguati da Invitalia. Se il Mefit dovesse ottenere il finanziamento, decisione attesa a breve, sarà necessario spendere e rendicontare 10 milioni di euro entro giugno 2026. Questo richiederà un rigido calendario di lavori e una gestione oculata delle risorse, affinché tutti gli interventi siano completati e debitamente rendicontati entro la scadenza prevista. Concludo ribadendo che la semplice ripetizione di concetti generici non può sostituire un piano industriale dettagliato e aggiornato, che tenga conto delle dinamiche di mercato attuali e delle reali necessità delle aziende coinvolte, comprese eventuali riconversioni del settore. In questo contesto, è fondamentale che tutti gli attori del settore non si limitino a enunciare buone intenzioni, ma si impegnino a fornire indicazioni per realizzare un'analisi di mercato che consideri domanda e offerta, criticità e punti di forza, secondo gli orientamenti del territorio. Solo così sarà possibile garantire un vero rilancio di Mefit, che vada oltre le parole altisonanti e si traduca in benefici reali per l'intero territorio.
Andrea Vitali