Luciano Barale - Comporre Memorie, a cura di Roberto Agnoletti. Galleria Artistikamente, v. Porta al Borgo 18 PT. Inaugurazione 22 marzo, ore 18.00
Tutta la produzione artistica di Luciano Barale è stata segnata nei decenni da pause, di riflessione ma non di inattività; in parte condizionate da alcune vicende personali ma soprattutto dal rifiuto della logica di una produzione artistica finalizzata essenzialmente alla commercializzazione. Per quest'artista le opere non sono solo prodotti estetici da proporre sul mercato ma, soprattutto, strumenti per una pedagogia dell'ambiente e al contempo brevi lezioni di equilibrio comportamentale scritte per immagini.
Presentando i lavori più recenti a fianco di alcuni di qualche anno fa risulta evidente l'evoluzione, le mutazioni, ma anche il sottile filo di continuità, la coerenza metodologica che lo ha portato negli anni a passare dalla figurazione, alla presentazione di frammenti della realtà, alla ricostruzione di spazi e oggetti tramite scorie o residui di quel reale contraddittorio entro cui viviamo. In ognuna di queste fasi Barale ha sempre tentato di suggerirci un possibile equilibrio, fra pesi, colori, forme e i sentimenti che possono evocare. sia attraverso la paziente pastellatura con tonalità complementari, portatrice dell'esperienza coloristica divisionista, sia con il ritaglio e assemblaggio di superfici e materiali tecnologicamente contemporanei, il suo fine, che non è tanto quello di produrre piacevolezza estetica, bensì suggerirci una metodologia e al contempo un obiettivo vitale: ricostruire costantemente un equilibrio fra le cose in un mondo in continuo fluire.
Mettere in fila la produzione artistica di alcuni anni, seppur con una pausa intermedia, significa documentare il fluire di una vita che come l'acqua di un torrente scorre sempre uguale e sempre diversa, mai in direzione rettilinea (solo in un canale artificiale), sempre disegnando anse, più o meno accentuate, scavando e depositando, smussando e accumulando. Ragione e sentimento, vita e morte, interiorità ed esteriorità, sono solo le due sponde entro cui la vita che ci è data può fluire equilibratamente. Luciano tende ad evitare gli uragani, o per lo meno questo è quanto lo spirito di autoconservazione insegna a chi nella vita ha fatto alcune esperienze, eppure ogni suo lavoro sembra insegnarci che anche da un cataclisma, che spezza e rompe (come una rivoluzione) si può ricomporre un nuovo equilibrio, forse instabile, ma possibile e necessario.
La vera lezione che sembra comunicarci sta nella consapevolezza che ogni perfezione raggiungibile è transitoria e che non possiamo vincolarci né esaltarci per un singolo risultato che ci rimandi ad una idealità, bensì concentrarsi su una metodologia (leggi scelta di vita) che ci consenta continuamente di riformulare o riadattare un contingente in continua mutazione attraverso un riferimento etico costante e coerente. Il metodo prima ancora del risultato. Dare forma compiuta all'instabile richiede un esercizio quotidiano che non accetta compromessi morali, al massimo il silenzio. Per questo ogni ripartenza non è mai un ripartire da zero, bensì una ricomposizione ponderata dei frammenti a disposizione attraverso tutte le esperienze precedenti. Le opere di Luciano ci pongono domande sul senso comune di termini come creatività e durevolezza, permanenza dei valori e delle forme, ma anche sul rapporto tra uomo e natura, fornendoci spunti di riflessioni per comprendere l'attualità. Le immagini che ci propone diventano una metafora che ci guida alla comprensione del nostro ambiente e ad un approccio “progettuale” nei confronti della quotidianità.
Redazione