La cena di Natale dell’Istituto tecnico Anzilotti di Pescia riporta l’attenzione su una scuola agraria storica, oggi al centro del dibattito sugli accorpamenti.
Pescia. Mentre il dibattito su accorpamenti, razionalizzazioni e numeri da far tornare accompagna da mesi il futuro della scuola, la tradizionale cena di Natale dell’Istituto tecnico Anzilotti si è svolta nella sala mensa del Convitto, con la partecipazione di docenti, personale ATA, collaboratori scolastici e studenti convittori. Un appuntamento consueto che, nel contesto attuale, assume un significato che va oltre la semplice occasione conviviale.
La partecipazione numerosa è stata letta dalla dirigente scolastica Alessia Bechelli come il segno di una comunità che continua a riconoscersi come tale. «La grande partecipazione che c’è stata – ha sottolineato – testimonia quanto questa scuola sia una grande famiglia, in cui si respira un clima di collaborazione e serenità che consente di superare le difficoltà». Parole che si inseriscono nella storia ultracentenaria di un istituto che ha formato generazioni di ragazzi, offrendo nel tempo opportunità formative anche a studenti provenienti da fuori territorio.
Non sono molte, oggi, in Italia, le scuole agrarie che conservano insieme questa struttura e questa vocazione. Un dato che rende ancora più evidente il paradosso di un’epoca in cui green deal, sostenibilità ambientale, cura del paesaggio e filiere verdi sono tornati centrali nel dibattito pubblico, mentre proprio le realtà formative nate per questi ambiti vengono messe in discussione. Chi scrive ne parla volentieri anche per un motivo personale: quando nel 2007 decisi di intraprendere il percorso nell’editoria e nella comunicazione, dopo anni di management, tutto partì proprio dalla scuola agraria. Un cammino reso possibile grazie a docenti come Giuntini e Voirgar, ai presidi Galligani e Becattini, e a un contesto che seppe allora stimolare curiosità, studio e una specializzazione consapevole sul settore primario. In quegli stessi anni conobbi, tra gli altri, Franco Scaramuzzi, Tiziano Caruso e altri relatori di primo piano che la scuola era capace di catalizzare e che, nel corso delle diverse edizioni di Olea, sollecitarono con forza il territorio e le sue imprese a credere nel valore strategico di questa istituzione. Un richiamo rimasto in parte disatteso, anche per una comunicazione che non ha mai ricevuto il sostegno necessario rispetto alla posta in gioco e che, ancora oggi, soffre dello stesso limite. Ed è forse da qui che occorre ripartire: non dall’accorpamento, ma da un progetto chiaro di rilancio, capace di fare dell’Anzilotti un polo formativo riconoscibile, potenziato nella capacità di accogliere studenti anche da fuori territorio, integrato con il tessuto produttivo e coerente con le grandi sfide ambientali ed economiche che attendono il Paese, a partire dall’economia green e dall’avvicendamento generazionale nel settore primario.