Il Mercato dei Fiori declina Pescia al passato, presente e futuro
“Una porta sul futuro”: presentata ieri l'esposizione fotografica che unisce passato e futuro del Mercato dei Fiori di Pescia alla presenza del vicesindaco Guja Guidi, del vescovo Mons. Roberto Filippini e con gli interventi di Ezio Godoli, Galileo Magnani, Claudia Massi, Fabrizio Salvadorini e del sindaco Giurlani.
Dal 30 agosto al 15 settembre al Palagio di Pescia sarà possibile visitare l'esposizione fotografica organizzata da Comune di Pescia, Centro di documentazione dell’Architettura contemporanea in Toscana e Mercato Fiori Piante Toscana (Mefit).
Ad aprire l'inaugurazione della mostra il vicesindaco Guja Guidi che, ricordando l'importanza dell'esposizione, ribadisce come il futuro della città di Pescia non possa prescindere dal suo passato. Guidi chiede poi a monsignor Roberto Filippini di intervenire: con piacere il vescovo ricorda la Pescia di un tempo, contraddistinta da quella vivacità che invece oggi manca. È dunque bene guardare al passato per lavorare verso il futuro.
Il professor Ezio Godoli illustra poi l'architettura dei due mercati, tra le poche strutture toscane ad essere note anche all'estero. Anzi, soprattutto all'estero, dato che in Italia queste vengono scoperte grazie all'attenzione che ricevono proprio da esperti esteri. L'opera michelucciana, ricorda Godoli, vuole un'architettura quale elemento della città, che, al di là della sua destinazione funzionale, sappia svolgere altre funzioni al servizio della comunità in cui si inserisce. Ecco perché il “vecchio” Mercato dei Fiori si configura come una sorta di grande piazza coperta che può essere adibita anche ad altre attività, come ad esempio proiezioni cinematografiche all'aperto. Questa architettura, sostiene Godoli, è il prodotto maturo di una delle stagioni più importanti della scuola architettonica di Firenze, quando essa aveva un ruolo non secondario in ambito nazionale. Ricordando anche il senso che Michelucci andava ricercando nell'architettura: per lui era un'arte sociale, non andava trattata come un problema di forma. Questo sarà infatti, ricorda Godoli, il motivo principale che lo porterà a lasciare l'architettura e a rifugiarsi alla facoltà di ingegneria a Bologna, lasciando spegnere la florida stagione fiorentina.
Questa opera collettiva è una costruzione importante, che parla al passato così come al presente, anche per l'uso del cemento armato, tema di grande attualità oggi, in cui si discute del Ponte Morandi di Genova e del suo progetto di costruzione conclude Godoli.
Claudia Massi interviene sottolineando il lavoro fatto da molti, in particolare l'architetto Martinelli, per la realizzazione della mostra e del catalogo, l'opera di ricerca del materiale, anche inedito, testimoniata dalla presenza delle tavole del concorso di architettura del 1949 tenutosi a Pescia. Città in cui le opere vincitrici di due concorsi di architettura sono anche state realizzate: elemento non banale per comprendere poi quanto in questa città è stato conservato. Il “vecchio” mercato dei fiori rappresenta un elemento di modernità non solo per la sua struttura architettonica, che, come ricorda Massi, vinse grazie «alla sua struttura ariosa con ansia di volo che genera una vibrazione lunga d'aria e di luce», ma anche per l'attenzione al paesaggio circostante. La commissione del concorso infatti raccomandava all'amministrazione comunale di istituire nella zona del mercato un vincolo di regolamentazione edilizia, che consentisse la costruzione soltanto di forme architettoniche pulite in armonia con l'opera di Savioli, Ricci e Gori.
Ma la storia dell'attività del mercato non si ferma soltanto all'architettura, investendo così tutta una storia di professionalità e commercio che Galileo Magnani racconta parlando della floricoltura a Pescia. Il ruolo del mercato è stato infatti molto importante per lo sviluppo della floricoltura pesciatina e non solo. «Come mai a Pescia la floricoltura?» Questa la domanda che guida l'intervento del professor Magnani, che intende andare oltre al cosiddetto spirito dei luoghi. Tale quesito era stato posto a Giovanni Pacini nel 1960, che, interrogato sulle origini della floricoltura, aveva risposto che essa era nata a Pescia nel 1925, quando egli era stato alla mostra del crisantemo e aveva ricevuto da Icardi, un noto ibridatore, dei semi per il garofano. La floricoltura a Pescia nasce allora assieme all'idea di realizzare colture specializzate che conducono piano piano alla "Valle dei Fiori", appellativo che già negli anni 50 si voleva usare come sottotitolo al nome della città.
Secondo Magnani però la floricoltura nasce tre anni dopo alla data indicata da Pacini, ovvero quando sorge il mercato dei fiori all'ingrosso e si prende coscienza della necessità di una produzione di tipo industriale. Si apre così in Piazza del Grano la nota vendita di fiori e asparagi, testimoniata anche da suggestive fotografie d'epoca. Anche se la floricoltura a livello nazionale non era amata, si preferiva ad essa il grano, a Pescia c'era già invece un'attenzione particolare al settore: si era già istituito un disciplinare sulla produzione, quando si decide di costruire anche una struttura apposita.
Tale struttura ancora oggi lavora e Fabrizio Salvadorini, direttore del Mefit, ci parla di quello che invece è adesso il Mercato dei fiori. Il Mefit, nato nel 2012 per la gestione del servizio pubblico istituito nel 1928, è un punto di incontro tra produttori, importatori e commercianti su una vasta gamma di prodotti. Il mercato mette a disposizione per le attività di concertazione numerosi spazi, dalla piazza coperta alle celle frigo. Ed oggi, sottolinea Salvadorini, è anche una importante piattaforma logistica, che, dopo 90 anni, si rinnova offrendo qualcosa di più: più sicurezza, più velocità e più ecologia per far ripartire un settore importante per Pescia, anche ricostruendo il rapporto di fiducia fra amministrazione e aziende.
Per parlare di futuro interviene infine il sindaco Oreste Giurlani che ha voluto portare i 90 anni del Mercato in città in un momento in cui la città vive di più, ovvero il settembre pesciatino, ed in particolare portarli nel cuore della città, al Palagio, dove spera molti cittadini vengano in visita.
Un mercato gestito direttamente dal pubblico è cosa più unica che rara, sottolinea Giurlani ricordando l'impegno che il Comune di Pescia si è assunto verso il Mercato, anche con deleghe specifiche a livello agricolo. «Oggi dobbiamo capire qual è il futuro di questo mercato dei fiori pubblico che dà lavoro ed è una piattaforma logistica fondamentale, non solo dunque dal punto di vista economico, ma anche dell'occupazione di determinati spazi. Ci sono ditte e qualità importanti a Pescia e la strategia per il futuro deve partire proprio delle aziende e dalle associazioni di categoria.» Entro l'anno si dovrà presentare il nuovo piano regolativo e con esso di determineranno gli spazi che si intendono dedicare alla vocazione rurale della città, in modo da accompagnare le aziende verso un continuo miglioramento. Tale scommessa, dice Giurlani, è da definirsi nel giro di due o tre mesi per cui ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità affinché il Mercato non diventi un altro dei buchi neri di Pescia.
Con tre milioni e mezzo di investimento si mette la struttura in sicurezza (da notare, sottolinea Giurlani, che per metterlo a norma ci vorranno circa altri 13 milioni di euro) e di conseguenza si deve ora riflettere su quali spazi siano necessari al mercato dei fiori, in modo da destinare il resto ad altre funzioni. «Si potrebbe allora pensare di spostare la compravendita di piante e fiori al piano di sotto e utilizzare la platea in un avviso internazionale per portare progetti, idee e soldi.»
Redazione