La critica di Antonella Gramigna (FI) al risultato elettorale
Pubblichiamo integralmente la riflessione arrivata in redazione dalla responsabile comunicazione provinciale di Forza Italia Pistoia e dipartimento Made in Italy Toscana Antonella Gramigna: “Perché oggi, come dice il presidente Silvio Berlusconi, hanno perso tutti, ha vinto l’astensione, il dissenso, il distacco dalla cosa pubblica”.
"Adesso c’è chi invoca il campo largo. Si, quasi un campo dei miracoli dove può crescere il consenso elettorale, altrimenti in seria débâcle. Lo abbiamo visto in queste amministrative: coalizioni che mai si pensavano potersi unire lo hanno fatto per avere più forza.
Se mi volto indietro, e non di tantissimi anni, si rende evidente quanto l’arroccarsi sempre più su perimetri autoreferenziali e isterici, chiusi e ostili a chi ama guardare lontano, a ben vedere avendone intuizione, abbia piano piano creato un fallimento.
Siamo certi di essere ancora nella strada giusta? Nei territori si continua, che si vinca o si perda, a parlare di riflessione interna, di “ripartire da qui”, e potrei continuare, ma nessun cambiamento sarà mai possibile senza il recupero della credibilità.
Credibilità, si. Perché non ne abbiamo più.
Certi atteggiamenti, come i cambi di giubba con scuse più o meno variopinte, accuse sui social, polemiche da cortile, compagini politiche che nascono e muoiono nella velocità di un battito di ciglia, solo per circoscrivere un nuovo recinto dove poter contare qualcosa, certamente non aiutano e non offrono garanzie.
In questi anni abbia visto di tutto.
Possibile che neanche le elezioni amministrative, tradizionalmente le più sentite dai cittadini, riescano a farci capire che è tempo di cambiare davvero?
Si, c’è chi ha vinto, chi ha perso, da una parte e dall’altra.
Ma questa ultima tornata amministrativa, e di ballottaggi, ha ben dimostrato che neppure eleggere il proprio sindaco riesce a smuovere l’elettorato. Figuriamoci le politiche nazionali dove non esistono le preferenze!
A ben veder, come ben detto dal presidente Berlusconi, i sindaci sono stati eletti dalla minoranza che è andata a votare.
1 su 4, in breve.
È il gran caldo, la Domenica del mare, o le ferie?
No, sono scuse, non inganniamoci. Votare non attrae più. I cittadini pensano che “tanto sono tutti uguali” e “tanto non cambia nulla”.
Per non parlare di “ Tanto poi chissà in che partito andrà …”.
Ed i partiti, per come sono stati costruiti, puntando su classi dirigenti scollate dalla base, ed ancora più lontane dal popolo, inteso come società che merita ascolto, attenzione e rispetto, non sono più capaci di mobilitare il proprio elettorato per una evidente mancanza di motivazione e di entusiasmo.
Quello che si nota, e che merita riflessione, è l’ascesa del civismo.
Le liste civiche, tante in queste amministrative, sottolineano che molti cittadini preferiscono scegliere aggregazioni senza bandiere politiche, senza loghi partitici che non offrono più garanzia di programmi seri, veri, perseguibili.
Oggi ciò che serve davvero è un baricentro “social democratico liberista e liberale” moderno che non c’è, se non con un partito che di fatto è il vero centrista politico, come Forza Italia, che deve obbligatoriamente ricreare una classe dirigente degna di guidare una linea, con un leader capace di attrarre ed unire. Un Cdx unito, ma ognuno con le proprie linee, non necessariamente un partito unico che sarebbe altro errore. Le diversità da sempre sono un valore, non un contrasto. Un Cdx dove il civismo possa trovare casa.
È crisi, ormai cronica, proprio del sistema politico, e c’è soprattutto una mancanza di capacità di comunicazione spesso retorica e fatta di slogan che non emozionano più, se non quella parte che, legata ai rispettivi e profondi ideali e percorsi personali, ancora crede nell’impegno.
Oggi, più che mai, serve la capacità di coinvolgere di nuovo gli elettori in un progetto credibile, dimostrando in primis, e parlo di tutti i partiti, anche di quelli che mirano alla pancia con facili slogan, di dare l’esempio, come fanno i buoni padri di famiglia.
Come? Candidando persone capaci, serie, leali, che hanno credibilità e consensi personali, che hanno una storia propria, un background di valore, dato da impegni nella vita, e non diktat dall’alto. E che sanno risolvere questioni, dare risposte. Perché sanno cosa è il lavoro.
Altrimenti è fallimentare.
Presto avremo le elezioni politiche dov’è non c’è secondo turno e non c’è ballottaggio, e difficilmente riporteremo una buona percentuale a votare, ancora una volta dopo pochi mesi.
Una severa riflessione va fatta: basta contese per mere questioni di potere, di leadership, di spartizione di posti.
Divisi, lo abbiamo visto, si perde.
Ma si perde anche con un candidato o candidata poco credibile, o “usato sicuro” come si usa dire.
Perché quando a vincere sono forze civiche bisogna impegnarsi a recuperare credibilità, riabilitare partiti e bandiere, non perché le uniche utili alla politica, ma da sempre contenitori di ideali e programmi, e numeri indispensabili per poter lavorare a una offerta politica convincente, aggregante e mobilitante.
È ancora e sempre ciò di cui abbiamo bisogno, perché non è vero che i partiti sono morti, è morta la fiducia e la voglia di credere che chi vota conti qualcosa.
Bisogna uscire da questa palude, tornare a credere, a votare e soprattutto a vedere un senso in questo gesto, un obiettivo e, perché no, un nuovo futuro, davvero democratico. Perché oggi, come dice il pres Berlusconi, hanno perso tutti, ha vinto l’astensione, il dissenso, il distacco dalla “cosa pubblica”.
Ha perso la democrazia.
Perché un pugno di cittadini, potrebbe condurre l’Italia nel peggio di un sistema, quello si, anti democratico.
E sarà allora, forse, che ci renderemo conto dell’importanza del voto.
Non c’è più tempo, è ora di mettere testa, faccia e cuore ma soprattutto intelligenza, lealtà e serietà.
Mettiamoci in marcia".
Redazione