Secondo ANCI sono 7 Bilanci su 273 i Comuni a rischio fallimento. Il fenomeno è così rilevante che da alcuni anni l’università Ca’ Foscari di Venezia gli dedica uno studio specifico, il rapporto su «Le criticità finanziarie dei Comuni italiani». Le cause principali sono le tasse e i tributi non pagati dai cittadini. Ma ci sono anche finanziamenti da altri enti pubblici arenati o, ancora, andamenti negativi di società partecipate e fondazioni. È così che sempre più Comuni finiscono in dissesto e, soprattutto, in pre-dissesto. Ma qual è il quadro in Toscana? Nel 2018 Comuni in pre-dissesto sono stati, secondo i dati Anci Toscana, 7 su 276 (oggi 273 per le fusioni), ovvero Porto Azzurro (Li), Pietrasanta (Lu), Fiesole (Fi), Villafranca in Lunigiana (Ms), Buonconvento (Si) e ancora Pescia e Cutigliano (diventato Abetone Cutigliano) in provincia di Pistoia. Si tratta del 2,5% contro una media nazionale del 3%. Non ci sono invece amministrazioni in dissesto. Per i non addetti ai lavori, il pre-dissesto è una procedura che i Comuni in crisi avviano per evitare il dissesto vero e proprio (di fatto una sorta di «fallimento»). Consiste in un piano di riequilibrio che dura alcuni anni e che può essere assistito dallo Stato, attraverso il Fondo rotativo. In sostanza diventa una corsa ad aumentare le entrate e diminuire le spese, con un’impennata della pressione fiscale e con tagli ai servizi che hanno conseguenze dirette sui cittadini e sulle aziende locali. «La Toscana è in una situazione abbastanza positiva – spiega Simone Gheri, direttore di Anci Toscana, l’associazione regionale dei Comuni – in linea con il resto del centro Italia, molto meglio del Sud e peggio rispetto solo a Lombardia, Piemonte, Veneto e alle Regioni a statuto speciale. In passato abbiamo avuto due comuni in dissesto, Viareggio e Castiglion Fiorentino, ma sono riusciti a ripartire». Il futuro però non è roseo. «La situazione è sempre più complessa – continua Gheri – e le scelte nazionali sulle rottamazioni non aiutano. Sanatorie come quella prevista dal Decreto Crescita su multe auto, Imu, Irap, Tasi, rifiuti, Tosap e Cosap mettono in seria difficoltà i Comuni che avevano messo quei soldi a bilancio, fra i fondi da incassate». «La situazione della Toscana è buona, così come quella dell’Umbria – commenta il professore Stefano Campostrini, docente di statistica sociale al dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari e fra i curatori del rapporto annuale – con un numero di dissesti e pre-dissesti che negli anni si è sempre mantenuto su un livello fisiologico. In ambito nazione, le criticità dei Comuni hanno avuto un andamento a U e stanno registrando un nuovo aumento, dopo un miglioramento degli anni passati. Le cause sono principalmente da imputare alla mancata riscossione delle tasse, oltre che a singole vicende di partecipazioni in società o fondazioni con andamento negativo». A breve uscirà un nuovo report con i dati aggiornati e si annunciano ulteriori criticità. Nel frattempo, i Comuni, attraverso l’Anci, stanno cercando di capire come la nuova rottamazione di multe e tasse, inserita nel Decreto Crescita, possa ripercuotersi sui bilanci.
Redazione