Il Flash Mob del personale sanitario del Pronto Soccorso del San Jacopo.
“Anche a Natale ricordiamo la violenza di genere”. E’ questo, in sintesi, il messaggio che il personale sanitario del Pronto Soccorso del San Jacopo ha voluto dare con il Flash Mob che è stato organizzato oggi nell’atrio dell’ospedale.
L’iniziativa, promossa dal personale infermieristico, coordinato dalla dottoressa Cristina Cascini, ha incontrato l’adesione di medici, infermieri, operatori socio sanitari della Medicina d’Urgenza diretta dal dottor Mirco Donati, ma anche quella del personale di altre strutture operative, oltre alle direzioni sanitaria e infermieristica del presidio.
Dall’inizio dell’anno a metà ottobre sono stati 61 i casi presi in carico nel Pronto Soccorso (PS) del San Jacopo: l’85% donne, il 15% uomini, con un’età media di 41 anni. Il 67% delle vittime era di nazionalità italiana. Violenze sessuali, sospetti abusi sessuali, aggressioni fisiche, violenze in gravidanza ma anche episodi di violenza assistita da minori rappresentano la triste casistica. In genere tra vittima e aggressore c’è un rapporto di parentela: nel 94% dei casi l’aggressore maschile è comunque una persona conosciuta. Dei 61 casi, 47 hanno esitato con la denuncia in Procura.
I numeri, purtroppo, non raccontano ciò che vedono i sanitari: la brutalità delle aggressioni.
Questo grave quadro è trasversale nella popolazione: sono coinvolti anche bambini, anziani e disabili. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono stati ben 11 i bambini e gli adolescenti ricoverati in nella pediatria di Pistoia per violenza sessuale (1 caso), incuria (4), azioni suicidarie (2), e maltrattamento (4).
Frequenti accessi in Pronto Soccorso per la riacutizzazione di patologie croniche negli anziani costituiscono un altro campanello d’allarme per l’ambito geriatrico: sono sempre più frequenti gli episodi che emergono di anziani che subiscono violenza fisica, piscologica, incuria assistenziale ma anche abusi finanziari. In questo caso le vittime provengono sia dal territorio che da strutture. Solo il 15% degli anziani riesce però a chiedere aiuto e sono gli operatori sanitari (principalmente geriatri e personale infermieristico) e i Medici di Famiglia che si recano al loro domicilio che riescono ad intercettare i fattori di rischio ed attivano i conseguenti interventi di tutela.
L’invito da parte del personale del Pronto Soccorso è quello di rivolgersi con fiducia alle strutture dell’Azienda Sanitaria: ai Consultori ma anche ai pronto soccorsi perchè dal momento in cui viene assegnato l’identificativo per l’attivazione del Codice Rosa, fino agli atti sanitari successivi, è previsto l’avvio di un percorso di presa in carico, assistenza e protezione che prosegue a livello territoriale grazie alla rete attiva di interventi dei servizi della Società della Salute, del servizio sociale, delle Associazioni fino alle Forze dell’Ordine.
Redazione