Pubblichiamo di seguito la lettera aperta di Nicola Romagnani che spiega punto per punto le motivazioni delle sue dimissioni da presidente dell'ASP San Domenico di Pescia. Dopo il discusso annuncio delle dimissioni, Romagnani fa chiarezza sul suo mandato e su quanto portato a termine.
PERCHÉ MI SONO DIMESSO DAL SAN DOMENICO
Pescia, 30/5/2017
Pescia, 30/5/2017
Nell’agosto del 2014 il Sindaco di Pescia e il neo-Consiglio d’Amministrazione dell’ASP San Domenico mi hanno affidato l’incarico di guidare la casa di riposo pesciatina con un mandato ben preciso. Che non era, come avvenuto in passato, quello di durare lì 4 anni, vedendosi passare sotto il naso sprechi e clientele con incuria e colpevole ignavia; ma era quello di fare delle cose ben precise: risolvere tanti problemi specifici e impostare un futuro dignitoso per una struttura che, con la politica, negli anni ci aveva solo rimesso.
Il mandato era quello di portare a termine (entro 4 anni) le attività elencate qui sotto, indicate, con un forte impulso politico e amministrativo, dal Consiglio Comunale nel luglio 2014, tramite le sue ormai famose 12 linee di indirizzo.
Il mio scopo è stato, pertanto, da subito, quello di portare a termine queste azioni, indipendentemente dal tempo che ci avrei impiegato (stando sotto i 4 anni, beninteso).
Il ruolo di Presidente, gravoso in termini di tempo e di risorse personali investite – oltre che svolto a titolo completamente gratuito (tutto il Consiglio d’Amministrazione ha rinunciato anche a gettoni e rimborsi) –, mi ha richiesto uno sforzo talmente importante, che, appena una valutazione complessiva della situazione mi ha permesso, in coscienza e serenità, di considerare portato a termine il compito, ho ritenuto di rimettere il mandato nelle mani del Consiglio d’Amministrazione, che ha subito nominato il mio successore, Ilaria Camarlinghi. [In bocca al lupo, Ilaria, Silvia e Anna!]
Ecco perché mi sono dimesso. Ecco perché l’ho fatto ora.
Ecco perché mi sono dimesso. Ecco perché l’ho fatto ora.
Le 12 linee guida fornite dall’amministrazione municipale erano le seguenti:
1. Incremento dei ricavi: Ora c’è un unico grande ricavo: il canone concessorio. Un introito sicuro, che permette di stipulare dei piani di rientro con i creditori, fare degli investimenti e contrarre un mutuo: un po’ come avere uno stipendio fisso;
2. Sfruttamento dell’appartamento di Firenze: Venduto, a 254.200 €. Cioè, il 18% di ribasso (in 3 reiterazioni di gara) rispetto alla stima giurata dal nostro tecnico. Le altre cifre che girano erano assolutamente fuori mercato. Anche perché, per definizione, il valore di mercato è quel valore cui un bene viene davvero aggiudicato, non quello cui si promette di essere capaci di venderlo, ma poi per 35 anni rimane tutto lì, invenduto e sfitto... I proventi, nei bilanci a venire, verranno finalizzati alla tutela dei beni patrimoniali (mobili e immobili) dell’ASP, come impone lo statuto;
3. Riduzione dei costi fissi: Non li abbiamo ridotti: li abbiamo azzerati. Poiché si è andati in concessione (punto 7.), i costi fissi non esistono più – anche qui: per definizione! –, fatta eccezione per l’unico dipendente amministrativo rimasto a carico dell’ASP (e che fa da RUP, figura ineliminabile);
4. Riduzione dei costi di fornitura: Idem, come al punto 3. E chi parla ora di spending review, non sa quello che dice;
5. Piano di rientro verso Idealcoop: Firmato. E mutuo per sostenerlo: deliberato, da Banca Prossima (350.000 €, a 7 anni). Peccato non essere riusciti a ottenere il mutuo dalla Banca di Pescia (e Cascina), visto che è la banca del territorio. Speravamo che la valenza sociale e storica della nostra struttura avesse un sufficiente peso territoriale; ma ci ha dovuto pensare il Gruppo Intesa Sanpaolo, da Milano;
6. Messa a norma della struttura: C’è tempo fino al 2024. Devono essere portati a termine alcuni importanti lavori, ma ora siamo finalmente in regola, senza che il Sindaco Giurlani debba firmare alcuna deroga speciale fuori da ogni sano criterio amministrativo;
7. Nuovo bando di gara: Fatto e assegnato; ma se ne fa un altro. È stata scelta la modalità concessione per 5+5 anni. Dopo un primo affidamento, che non ha superato il periodo di prova (6+3 mesi), si è deciso di procedere con unanuova gara: ancora in concessione, ma rimodulata in alcuni suoi aspetti, per
garantire una maggiore qualità dei soggetti partecipanti;
8. Budget triennale: Fatto, ogni anno. Con la relativa reportistica trimestrale;
9. Tutela dell’occupazione: Tutti i posti di lavoro sono stati conservati. Tutti! E con l’accordo dei 3 sindacati (CGIL, CISL e UIL), presenti ai tavoli di concertazione convocati dal Sindaco;
10. Riconoscimento delle reali condizioni degli ospiti: Tutti gli ospiti sono stati rivalutati per come sono davvero. Il coinvolgimento, in queste attività, anche dei medici di famiglia ha fatto sì che il territorio tornasse a fidarsi del San Domenico e che ricominciassero gli inserimenti di anziani (sia pubblici, sia privati);
11. Utilizzo del reparto Celeste: Ci siamo: a partire dal 17 giugno. L’attuale concessionaria, la cooperativa Elleuno, non vede l’ora di aprirlo di nuovo (e definitivamente);
12. Nuova viabilità d’accesso: Basta andare lassù e controllare. Larga e sicura, la nuova strada (accessibile dal lato sud del San Domenico, passando per Valchiusa e San Giuseppe) è proprio quello che serviva.
Nicola Romagnani