Mi hanno lasciato pure nel gruppo WhatsApp dei ciclisti. Per compassione, dicono.
Pedalo poco, è vero. Ma quando lo faccio, lo faccio in mountain bike, nei sentieri della Svizzera Pesciatina. E lì, tra una salita e una pausa lunga più della discesa, mi è tornata in mente una vecchia idea. Nel 2022 scrissi che “la mobilità è dolce solo se andiamo in pasticceria” (leggi qui). Era uno sfogo. Ma anche un invito: iniziamo a pensare alla bici non come vezzo, ma come opportunità per i territori. Oggi ci torno sopra dopo aver letto un articolo su PianetaMountainBike.it, che spiega cosa c’è dietro i 53 euro di giornaliero al Paganella Bike Park. Spoiler: molto più di un biglietto. C’è un sistema, un territorio che si muove. Un’economia vera.
E intanto da noi?
Si danno incentivi fino a 10.000 euro per acquistare casa in montagna (ne abbiamo scritto qui). Ma senza un progetto chiaro su cosa farci, quelle case resteranno chiusa. Oppure riaperte per due settimane l’anno.
Non servono miracoli, ma idee semplici:
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sentieri mantenuti e segnalati,
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spazi per chi pedala e chi accompagna,
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servizi leggeri, locali, efficaci,
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promozione integrata tra sport, borghi e natura.
Un bike park diffuso. Non una copia del Paganella, ma una proposta nostra, sostenibile, concreta. Conosco bene questo mondo perchè l'ho studiato per lavro: nel 2008 ho ideato e strutturato il circuito PrestigioToscano, una serie di 20 gare ciclistiche patrocinate dalla Regione Toscana. Oggi, come allora, da consulente in comunicazione e marketing, so che non servono grandi eventi per creare economia. Serve coerenza, visione, e una rete che funzioni. Il tutto si potrà poi trasformare anche in eventi di grande portata.
Non è solo una questione sportiva. È una strada — in salita, certo — per far tornare utili territori che sono in abbandono.
E se oggi ne parlo da ciclista a mezzo servizio, da editore, è solo perché pedalare poco a volte aiuta a vedere più lucidamente.
Un grazie agli amici del Team Bar (Lume): Franco, Massimo, Stefano, Graziano e Roberto,
che mi hanno — affettuosamente — lasciato nel gruppo WhatsApp,
ma che con le loro chiacchiere e il link a un bell’articolo mi hanno ridato lo stimolo per tornare a parlare di bici.
E, in fondo, anche di montagna.
Andrea Vitali