Viene lanciato oggi al Giardino Buonamici con degustazione in abbinamento ad altri prodotti tipici pratesi e sarà in commercio a settembre. Si parte con una produzione di 600 kg a settimana regolata nell’ottica della filiera corta da «un ferreo patto fra produttori di grano, mugnai e fornai». Plauso di Cia Toscana.
Arriva il Gran Prato, il pane della filiera corta prodotto con farine di grani pratesi. Tutto è pronto per il lancio che avverrà oggi alle 18,30 al Giardino Buonamici, dove sarà possibile assaggiarlo in anteprima, abbinato ad altri prodotti enogastronomici tipici di Prato quali affettati e formaggi ma anche vini e birre, in una degustazione a cura di Casotto aTipico della strada dei vini e dei sapori di Carmignano.
La commercializzazione comincerà a settembre e si partirà con una produzione di 600 chilogrammi a settimana regolata nell’ottica della filiera corta da «un ferreo patto fra produttori di grano, mugnai e fornai» che cerca di coniugare tradizione e innovazione. Questa iniziativa è il frutto di una sinergia fra Associazione Parco Agricolo di Prato, la Provincia, il Comune di Montemurlo, Cia, che ha annunciato ieri l’evento sul proprio sito web regionale, Coldiretti e Confartigianato. Protagonisti del progetto i forni Fogacci, Cocciardi e Guasti di Prato, Montagni e Matti per il pane di Montemurlo e i molini Bardazzi e Mugnaioni; e con loro le aziende agricole Marcello e Marco Boretti, Raugei, Paolo Colzi, Rossi, Menicacci, Marcello Ceri. Il pane verrà commercializzato anche da Cortaggio e dal mercato di filiera corta Terra di Prato.
I requisiti produttivi fondamentali sanciti dal patto saranno i seguenti: il grano utilizzato per la produzione di pane e farina deve provenire dal territorio provinciale pratese; la produzione agricola deve rispettare un disciplinare definito sulla base di buone pratiche agronomiche rispettose di requisiti ambientali, riducendo al minimo gli apporti chimici e orientandosi anche a pratiche biologiche; macinatura e trasformazione devono rispettare anch’esse requisiti qualitativi mirati a mantenere le caratteristiche del grano originario, in particolare tramite l’impiego di lieviti madre e lievitazione naturale; il prezzo al consumo deve essere in grado di raggiungere un equilibrio fra adeguata remunerazione dei partecipanti alla filiera, requisiti qualitativi del prodotto e adeguatezza del prezzo medesimo per i consumatori; trasparenza e controllo costante del mantenimento dei requisiti dell’accordo fra i vari partecipanti.
Questa è la «fase di start-up», si legge nel comunicato della Provincia di Prato, ma si pensa «poi di aprire l’accordo di filiera ad altri soggetti agricoli e artigianali». L’accordo prevede inoltre «un progressivo miglioramento della qualità produttiva, in particolare di quella cerealicola. Anche introducendo la coltivazione di grani tradizionali (Verna, Gentile Rosso, Sieve, Senatore Cappelli, etc.) che bene si coniugano con pratiche di tipo biologico ed obiettivi di salubrità e sicurezza alimentare».