lucca biodinamica

Un evento, giustamente  promozionale, che ieri pomeriggio nella splendida fattoria Sardi Giustiniani di Monte San Quirico a Lucca,  ha fatto luce (San Giovanni ha aiutato) sulla visione lucchese della biodinamica.

Location giusta quella della fattoria Sardi che con un look shabby chic ha fatto da cornice a questo bell’evento di -comunicazione non convenzionaleche ha ospitato non meno di 250 persone. Dentro  la tenuta hanno rappresentato e raccontato il territorio anche 32 aziende eno-gastronomiche che hanno fatto degustare vino e assaggiare piatti e prodotti del territorio. I follower  e i twit che hanno popolato l’evento anche virtuale prodotto in diretta con tanto di hastag  “#luccabiodinamica” rimandano infatti ad una community, che partendo da Rudolf Steiner e ringraziando in maniera quasi devota, Alex Podolinsky inneggia ad un life style contadino-centrico.
-Si legge ancora nel comunicato di questo convivium-, che l’osservazione porta alla comprensione e che l’uomo appunto, come elemento centrale ne è parte come organismo vivente in un equilibrio generale teso a costruire salute. Il Tutto assieme all’unicità dell’uomo e delle terre e dai preparati naturali da utilizzare per fare coltivazione biodinamica che sono parte degli ingredienti che hanno reso Lucca –si legge ancora nella nota degli organizzatori- un caso unico in Italia, sino al punto che oggi è un esempio virtuoso ed esaltante di come sia possibile condividere esperienze e fare rete.
Insomma, nutrire il pianeta, per i lucchesi, pare proprio che parta dalla biodinamica. Certo è che la Toscana a fronte di un fabbisogno annuo di 960 milioni d’euro di frutta e verdura non arriva a produrne nemmeno la metà. Ma con il life style biodinamico, come ha detto Saverio Petrilli enologo della Tenuta Valgiano nel suo intervento di ieri pomeriggio “si può fare agricoltura senza finanziamenti regionali” e magari, aggiungiamo noi, vivere “tutti” meglio, considerando che l’agricoltura è settore strategico e primario per antonomasia.
E’ risaputo infatti quanto sia duro lavorare la terra, e se vogliamo tentare oggi una ri-conversione dal modelle industriale post bellico a quello agreste magari anche biodinamico, la fascia d’utenza interessata non è ne dandy, ne shabby chic e ne tantomeno acculturato green.

Redazione Floraviva

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