Dpcm: illogico contrinuare ad accanirsi contro i pubblici esercizi
PISTOIA -“È illogico continuare ad accanirsi contro ristoranti, bar e locali: non sono loro il veicolo del contagio.
Il nuovo DPCM continua a colpire un settore che, di questo passo, rischia una crisi irreversibile”.
Con queste parole FIPE-Confcommercio commenta i provvedimenti contenuti dal DPCM 18 Ottobre 2020, introdotti appena cinque giorni dopo dall’ultimo Decreto.
“Se da una parte, infatti, il Decreto ha scongiurato la temuta chiusura delle attività alle 22.00 – che era stata oggetto di discussione nei giorni scorsi – dall’altra continua a dare regole sempre più nette per tutte le aziende di somministrazione.
Lo stop a mezzanotte, il numero massimo di 6 coperti per tavolo e la possibilità di somministrare esclusivamente al tavolo dalle 18.00 invece che dalle 21.00 (come previsto dal DPCM 13 Ottobre), sono l’ennesimo colpo che rende sempre più difficile per le attività lo stesso svolgimento del proprio lavoro e che mette in ginocchio un intero settore.
Non ci dimentichiamo che parliamo delle stesse aziende che, con l’aumento dello smart working, hanno perso l’abituale giro della pausa pranzo e che, con la mancanza dei flussi turistici, stanno ancora facendo i conti con gravi perdite.
Continuare a responsabilizzare i pubblici esercizi con ulteriori e inutili restrizioni non è accettabile.
Non esiste infatti alcuna prova che le chiusure anticipate dei locali siano funzionali a ridurre gli assembramenti e, di conseguenza, la diffusione dei contagi.
Anzi, una frequentazione responsabile delle stesse attività garantisce il rispetto delle norme e delle misure di sicurezza previste, a differenza di quanto può accadere in lontananza delle attività.
Per questo, lo ribadiamo, servono i controlli.
Non possiamo pensare che la categoria accetti ulteriori provvedimenti sempre più penalizzanti senza che vengano messe in campo azioni concrete per avversare gli assembramenti.
I pubblici esercizi si stanno impegnando per sostenere i sacrifici che gli vengono chiesti.
Adesso però serve un segnale reale di sostegno alle imprese: contributi per le perdite subite da tutto il comparto e agevolazioni per le attività che, per motivi strutturali, svolgono l’attività principalmente al banco.
Altrimenti, rischiamo di perdere una delle categorie fondamentali per lo sviluppo e l’attrattività del territorio”.