Il corso di tecnologia informatica del primo anno dell’Istituto Tecnico Agrario "D. Anzilotti", articolazione "Biotecnologie sanitarie", non si è limitato allo studio dei bit: compito primario del corso tenuto nella classe IH è stato quello di formare degli studenti capaci di cogliere le sfumature del mondo virtuale verso un uso consapevole della rete e delle sue risorse.
All’interno del corso di tecnologia informatica non poteva mancare una lezione concernente il bullismo nel suo aspetto oggi forse più subdolo: il cyberbullismo. Più subdolo proprio in virtù spesso dell’anonimato del carnefice nonché della grande diffusione e risonanza che sui social possono riscontrare un'opinione, un commento, un giudizio negativo, con tutte le conseguenze che ognuno di noi può trarre. Con la rete siamo più connessi l’un l’altro ma anche potenzialmente più esposti e vulnerabili.
I ragazzi della IH hanno seguito con grande attenzione la lezione proposta e di seguito si riportano alcuni dei loro contributi più interessanti nel momento della relativa verifica in cui veniva chiesto di descrivere con le loro parole il cyberbullismo.
«Il cyberbullismo nasce con l’avvento di internet e dei social. I bulli non necessitano più di un contatto visivo con la vittima, possono nascondersi dietro l’anonimato. Il cyberbullismo non provoca del male fisico, ma colpisce la mente del soggetto. In internet gli insulti rivolti alle vittime non sono più visibili solo ad un ristretto gruppo di persone, ma ogni persona dotata di un qualsiasi dispositivo connesso ad internet può vederli.
Nonostante il cyberbullismo non sia identificato come un atto punibile dalla legge credo che dovrebbe esserlo. Le persone vittime di cyberbullismo come quelle vittime del bullismo convenzionale, non parlano dei loro problemi e alla fine non sopportano più il trauma recato alla loro psiche e per far terminare i loro dolori ricorrono ad azioni drastiche, come l’autolesionismo o il suicidio.
Il cyberbullismo è più da vigliacchi rispetto al bullismo tradizionale poiché non vedi la tua vittima e non vedi il dolore che stai causando.» (E.S.)
«Il cyberbullismo è una forma di bullismo che si svolge mediante internet. Sono sempre più frequenti i casi in cui individui vengono offesi o presi in giro pesantemente da bulli. Possono anche essere postati, da bulli, video che riguardano altre persone per prendersi gioco di esse. Purtroppo ci sono ragazzi che reagiscono con il chiudersi in sé stessi o nel caso peggiore si danno la morte. Penso che questi atti di bullismo influiscano molto sul carattere della vittima, rendendola più insicura, impaurita e solitaria.
Credo sia una forma di violenza fatta da persone che trovano gusto nel sottomettere altre più deboli caratterialmente. Secondo me, se essi dovessero per forza confrontarsi con qualcuno, dovrebbero farlo con individui della stessa “altezza”, che hanno lo stesso e crudele modo di pensare.» (M.S.)
«Il cyberbullismo è un atto di criminalità che spesso coinvolge persone più deboli di altre oppure bambini, adolescenti che utilizzano male il loro telefono e postano foto o video sbagliati. I bulli molto spesso sono persone che sono più deboli delle altre e per farsi osservare ed essere sempre al centro dell’attenzione prendono di mira le persone più deboli (FISICAMENTE-RELIGIONE-ORIENTAMENTO SESSUALE). Molto spesso i luoghi nei quali avvengono gli atti di bullismo sono le scuole e i social network e molto spesso le persone più deboli vengono ricattate e costrette a fare cose contro la loro volontà. Ma la cosa più brutta è che le vittime molto raramente hanno il coraggio di parlare e di dire cosa hanno subito.» (G.L.)
«Sono fiera di questi ragazzi e di questa classe: hanno dimostrato partecipazione ed interesse verso delle problematiche forse più grandi di quanto immaginino e questo è il mio modo di incoraggiarli ad interessarsi sempre della vita e della loro crescita», questo è il commento della prof.ssa Agata Sapienza che con il collega docente di informatica Giuseppe Vergari ha tenuto nella classe il corso sul cyberbullismo.
Redazione