«La nostra Pelle-La nostra Natura» è lo slogan della nuova campagna lanciata dal Consorzio Conciatori di Ponte a Egola allo scopo di valorizzare l’identità qualitativa, green e d’avanguardia della pelle italiana. 

Da un po' di tempo nel mondo della conceria ci sono varie questioni in discussione. La prima riguarda l'ecopelle entrata ormai in tutte le case degli italiani. La questione è sia lessicale che commerciale infatti la parola ecopelle suscita nei consumatori la credenza di comprare accessori, divani o abiti in pelle, sostenibili. Invece indossano o si siedono su derivati del petrolio. Sulla Treccani la definizione di ecopelle è: «pellame animale conciato mediante un processo di lavorazione rispettoso dell’equilibrio ambientale».
«Non smetteremo mai di batterci, e questa campagna ha anche questo fine, affinché si chiami pelle solo quella che è vera pelle; il resto è un altro discorso», ha detto Michele Matteoli, presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola presentando l’iniziativa per ottenere una «comunicazione diretta ai giovani per raccontare di un marchio capace di interagire con i network che dominano il panorama economico – ha aggiunto – e sono al centro della rivoluzione più radicale e straordinaria dell’ultimo ventennio per il marketing, con le maggiori ripercussioni nei rapporti tra brand, imprese e consumatori».
La campagna, promossa da proprio da Unic, sarà lanciata a Milano tra due mesi in occasione di Lineapelle 97 allo scopo di valorizzare l’identità qualitativa, green e d’avanguardia della pelle italiana. Una campagna necessaria «in un momento storico – spiega una nota – caratterizzato da un costante attacco alla pelle, spesso basato su notizie e informazioni fuorvianti e falsi».
Il Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, nel pisano rappresenta uno dei due motori, insieme a Santa Croce, del comparto conciario toscano che vale due miliardi di fatturato e oltre 5mila posti di lavoro.

Redazione

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