Ieri mattina si sono svolti presso la Cattedrale di Pescia i funerali dell’architetto Franco Filippelli, noto professionista della Soprintendenza. La cerimonia è stata officiata dal vescovo monsignor Filippini e la salma è stata tumulata a Lucca.

Filippelli, originario di Pescia, è morto nella notte tra domenica e lunedì all’età di 65 anni a seguito ad una lunga malattia. Già architetto del Comune di Pescia, nominato funzionario alla Sovrintendenza di Firenze e direttore dei musei nazionali di Villa Guinigi e Palazzo Mansi a Lucca, Filippelli è stato tra gli esperti che hanno seguito il restauro delle navi romane ritrovate nel 1998 alla stazione ferroviaria di Pisa San Rossore durante uno scavo.
La messa è stata officiata dal vescovo monsignor Roberto Filippini, da don Valerio Mugnaini e don Oreste Agnesi. La salma è stata poi tumulata nel cimitero di Camigliano, a Lucca.
«A nome di tutta l’amministrazione comunale - scrive in una nota il sindaco di Montecatini Luca Baroncini - siamo ad esprimere alla famiglia, al figlio ed ai parenti, i sensi del più profondo cordoglio per la perdita di un grande architetto».
In molti hanno partecipato al funerale per dare un ultimo saluto a Filippelli e per dimostrare il loro affetto e stima.
«Franco non si è limitato a passarmi il testimone della direzione della Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara – dichiara la Soprintendente Angela Acordon – ma, sempre con un sorriso e sempre con ottimismo, mi è rimasto a lungo a fianco, prodigo di consigli, non solo tecnici. E mi ha accompagnata, infondendomi coraggio nel mio non semplice inizio. Sempre con discrezione, senza mai imporre il suo punto di vista e anzi pronto a rivederlo ogni volta che non coincideva con il mio, ma non senza far valere i suoi giudizi e le sue opinioni. Non è stato lui a dirmi che aveva ottenuto il ruolo di direttore dei Musei statali di Lucca e pe questo lo sgridai scherzosamente, manifestandogli però la mia convinzione che avremmo potuto lavorare bene insieme con reciproco vantaggio per i nostri Uffici e per la città. Era per lui – continua la lettera della Soprintendente – una grande occasione per chiudere la sua lunga carriera con un ruolo ancora più importante, che certamente meritava, e per stare più vicino alla sua famiglia, ad Alessandra e al suo bambino, il piccolo Leonardo, vera luce dei suoi occhi. Il destino non gli ha permesso di cimentarsi in questa nuova avventura e a noi di giovarci delle sue capacità anche in questo settore. Se penso a Franco – conclude – mi viene in mente il suo sguardo sorridente: i suoi occhi del colore del mare in una giornata d’inverno, ma con dentro il calore dei raggi del sole in un giorno d’estate».

Redazione

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