Pare che alcune testate e alcuni colleghi siano sorpresi della querelle sorta sui social dopo il Palio di Pescia, ma stranamente nessuno parla di dati, visitatori, raffronti sui numeri: come se ne avessimo paura. Il Palio è una cartina tornasole per molte cose. La capacità imprenditoriale, di coesione sociale, quindi di adattarsi ad un mondo che si muove velocissimo ed un sociale che si modifica rapidamente: menomale, dico io.
Le feste medioevali non sono indenni da questo cambiamento e quindi non le si possono sfruttare come si faceva vent’anni fa. Soprattutto la mancanza di chiarezza verso l'utente si rivela devastante nell'epoca della comunicazione che l'utente fa e sceglie.
Le feste medioevali non sono indenni da questo cambiamento e quindi non le si possono sfruttare come si faceva vent’anni fa. Soprattutto la mancanza di chiarezza verso l'utente si rivela devastante nell'epoca della comunicazione che l'utente fa e sceglie.
Le manifestazioni rappresentano oggi un mercato fortemente competitivo e variabile per tempi e modi, siano esse medioevali o d'altro tipo, e volerle gestirle una volta all'anno con dei volenterosi, che si trasformano in imprenditori d'eventi, è davvero fuori tempo.
Un tempo forse lo si poteva fare, ma oggi non è più così e il rischio è quello di distruggere un patrimonio (conoscenza, notorietà, passaparola, reputazione), che si era creato in tempi di vacche grasse, e dove fare le feste paesane abborracciate pagava ancora (anche se coloro che lo hanno fatto da subito professionalmente ne godono tutt'ora i risultati).
Oggi, come nel discusso caso del Palio di Pescia, non comunicare che per vedere una manifestazione si deve pagare è un errore enorme, che si trasforma poi in un immancabile e colossale boomerang. Immaginate che l'utente sia una sorta di mini-TripAdvisor, imbrogliarlo vuol dire arrecarsi un danno di portata epocale. Poi c'è la questione etica. Sì, perché una manifestazione cittadina, che ha valenza sociale e di promozione del territorio, e che frega i propri utenti, restituisce l'impressione che lo farà anche su tutto il resto: alberghi, ristoranti, agriturismi, commercianti e in generale attività produttive. Insomma, un danno enorme.
Dopo 40 edizioni del Palio si pensa che tutti sappiano tutto. Un altro errore gravissimo, gli utenti da raggiungere sono tanti e, soprattutto, molti di loro non leggono. Non credete che una manifestazione del genere debba almeno raccogliere 15/20.000 utenti? In Toscana siamo 4.000.000. E in Italia? Insomma, si deve ambire ad un buon numero di partecipanti se si vuole che la manifestazione funzioni. Magari anche partecipanti paganti, certo, perché anche la storia che si debba lavorare gratis, di questi tempi, non regge più, a meno che non si voglia restare nella logica clientelare che affossa peraltro le partite IVA (logica nella quale del resto noi italiani siamo maestri).
Ovvio poi che per chiedere un biglietto si devono dare contenuti sostanziosi, e non semplici proclami, e servizi al povero turista o visitatore di Pescia che viene nel Medioevo. E poi si devono comunicare bene questi contenuti e servizi, in modo dettagliato e su di una pluralità di mezzi per far capire che nella valle medioevale si può restare anche per almeno 48 ore!
Insomma, vista la recente edizione del Palio, è proprio il caso di dire che sembra d'essere rimasti al medioevo.
Insomma, vista la recente edizione del Palio, è proprio il caso di dire che sembra d'essere rimasti al medioevo.
Andrea Vitali