Donazioni di sangue e plasma, la Regione investe sulla formazione

Al Meyer Health Campus un momento di riflessione durante la giornata regionale. Giani: “Dobbiamo rimettere la formazione la centro".

Nel 2022 in Toscana ci sono state 203.640 donazioni di sangue e circa 115 mila sono i donatori, per la gran parte assidui. Numeri in grado di garantire il 70 per cento delle prestazione sanitarie, con elevati standard di qualità e sicurezza. Un sistema di eccellenza, che naturalmente può ulteriormente essere migliorato: anche per affrontare criticità momentanee, come ad esempio la diminuzione l’anno scorso, nel 2022, del plasma raccolto e conferito all’industria, importante quanto il sangue perché dal plasma si producono farmaci salvavita. Di plasma nel 2022 ne sono stati raccolti 64 tonnellate, l’8 per cento in meno rispetto al 2021; nel 2023 i numeri raccontano comunque una risalita, sia pur lenta.

La Toscana festeggia la giornata regionale della donazione del sangue. Lo fa al Meyer Health Campus a Firenze: un’iniziativa curata dalla Regione e a cui sono state invitate tutte le associazioni dei donatori. Per fare il punto sui numeri, ma anche e soprattutto per parlare di formazione.

“Dobbiamo rimettere la formazione la centro; un’esigenza dopo l’interruzione di parte delle attività che c’è stato, inevitabilmente, durante le fasi più acute della pandemia da Covid-19” accenna il presidente della Toscana, Eugenio Giani. “Formazione – aggiunge l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini – che non riguarda solo l’organizzazione sanitaria ed ospedaliera, ma anche il rapporto con il donatore, da coltivare e curare”.

“Una donazione, anonima, volontaria, gratuita e responsabile è l’esempio vivente di una solidarietà concreta e collettiva” riprende Giani. Il valore della gratuità non è scontato - ci sono nazioni dove la donazione è retribuita – e il lavoro svolto dalle associazioni con le scuole è fondamentale.

“Il sistema trasfuzionale toscano ha retto l’impatto dell’onda lunga del Covid-19 – prosegue Bezzini - , che più che sugli aspetti sanitari ha riflessi sull’organizzazione di vita dei donatori ed hanno a volte reso le donazioni più complicate. I dati evidenziano comunque un lento miglioramento delle donazioni”.

Redazione

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