Pescia Cambia: responsabilità della politica locale e regionale. Nessuna difesa per un servizio essenziale in un’area da 100mila abitanti con più nascite di altri punti ancora attivi.
PESCIA – Dopo l’annuncio ufficiale che sancisce la chiusura definitiva del punto nascita dell’ospedale di Pescia, il gruppo consiliare di opposizione “Pescia Cambia” interviene con un comunicato molto critico nei confronti delle istituzioni locali e regionali. «Chi l’ha assicurato per anni, anche in campagna elettorale, non ha niente da dire?» si chiedono i rappresentanti del gruppo.
«Dopo tre anni – scrivono – arriva il no del Ministero alla deroga. Una parola fine che sembrava scritta fin dall’inizio. In Toscana esistono ancora punti nascita con numeri inferiori ai 500 parti annui, anche molto più bassi di quelli registrati a Pescia al momento della chiusura. Perché lì sì e qui no?».
L’opposizione contesta duramente anche la procedura adottata: «Perché chiudere prima di chiedere la deroga, con una struttura funzionante? La conseguenza è stata la dispersione del personale, rendendo quasi impossibile una futura riapertura».
Pescia Cambia accusa poi il presidente della Regione Eugenio Giani: «Aveva promesso la riapertura entro pochi mesi, al massimo ottobre, ma era chiaro che la decisione era già presa. È inaccettabile smantellare un servizio per poi pensare di ripristinarlo: era tutto improponibile».
Non mancano le critiche anche al Comune e alla Conferenza dei Sindaci, definiti «non pervenuti». E sul continuo richiamo agli investimenti regionali – «ora da 14 diventati 19 milioni» – e all’apertura di nuovi servizi come il polo per la salute femminile, l’opposizione è netta: «Il punto nascita c’era, ora non c’è più. Il nuovo, se verrà, è tutto da vedere».
In chiusura, il comunicato lancia un allarme: «Giungono notizie di medici in partenza e sostituzioni solo parziali. Che sia l’anticamera del trasferimento di altri servizi a Pistoia?».
Pescia Cambia conclude con parole dure: «Sull’ospedale di Pescia e della Valdinievole, la politica ha dato il peggio di sé, perdendo ogni credibilità».
Redazione