Andrea Vitai interviene in merito alla mancanza di piste ciclabili a Pistoia e nella Valdinievole.

La Toscana della viabilità ciclistica con poco meno di 400 chilometri di piste ciclabili è così strutturata: Firenze (90 km), Prato (70 km), Pisa (54 km), Lucca (38 km), Livorno (21 km). Ma la provincia di Pistoia non appare ne tantomeno la Valdinievole, il territorio nel quale vivo, che non fa eccezione in quanto alla totale assenza di piste ciclabili e questo malgrado i suoi driver naturalistici, la sua posizione baricentrica sull’asse est-ovest toscano, l’agricoltura, l’enogastronomia, termalismo, sport e la sua cornice artistica e 335x135 giardinierepaesaggistica che va da Leonardo da Vinci a Pinocchio fino all’arte contemporanea. Un mix che, anche grazie al sentimento ecologico post Gretino e Pandemico maturato nella gente non possiamo però mettere a frutto. D’altronde siamo compressi dall’asfittica rete di trasporti che mima lo stesso atteggiamento mentale che si è espresso al massimo con i contributi pandemici per monopattini e biciclette che hanno ovviamente ignorato la produzione nazionale, facilitando e contribuendo all’import, cosi che ci ritroviamo oggi circondati da proiettili multicolori senza casco. Vedrete ora nei programmi elettorali inserito il capitolo “mobilità dolce”, con i nostri politici che se ne riempiranno la bocca, mentre il MainStream gli dedica speciali a doppia pagina, magari il tutto condito dalla panacea del PNRR.



Insomma un lungo blaterare d’interventi che non prevede però un percorso educativo che porti a ragionare in termini di sostenibilità economico-ambientale con buone pratiche premianti indirizzate ai giovani. Si preferisce invece chiudere il traffico alle biciclette su strade fondamentali della provincia e della Valdinievole o peggio ancora nella Valleriana altrimenti conosciuta come Svizzera pesciatina o 10 castella. Dei veri e propri paradisi per fare “mobilità dolce” nella natura se si considera poi che la provincia di Pistoia è da sempre terra di ciclisti ed è scelta per gli allenamenti degli atleti italiani ed esteri più forti al mondo. Vi siete mai chiesti il motivo? Nelle nostre terre c’è tutto, in altre parole c’era tutto, perché atleti e team famosi stanno iniziando a scegliere mete più attente alla natura e ai suoi avventori. Quindi ci dimentichiamo dei turisti dell’educazione civica per giovani e gli esempi di cittadini virtuosi che per non inquinare e risparmiare vorrebbero muoversi in bicicletta e non possono per i divieti o perché si rischia la vita a causa delle condizioni disastrose in cui versano le nostre strade piene di buche, mancanza di sfalci ai bordi delle strade, o perché non si prevede mai la pista ciclabile né una sezione della carreggiata tale da consentire la circolazione integrata di tutti i mezzi comprese le biciclette. Ricordo mio nonno Vittorio che mi raccontava quando frequentava il liceo a Lucca e andava in bicicletta o mio padre Sergio che nel 47 da Pescia andava al mare in bicicletta. Si, la bicicletta insegna l’educazione stradale già in tenera età, insegna, che “dopo una salita, c’è sempre una discesa”, che ci sono i “succhiaruote”, coloro che non tirano mai e sfruttano gli altri. La bicicletta è un mezzo agile ed economico fa bene a tutto il nostro corpo, permette di muoversi anche con piccoli carichi godendosi il panorama e non inquina. E allora la tanto acclamata “mobilità dolce” si riduce a cosa?? Direi al massimo al percorso per andare in pasticceria. Con un certo rammarico sopratutto per i più giovani ricordo che per molti di noi il massimo era scappare in bici sempre più lontani con un panino al seguito ed assaporare quel magico senso di libertà che oggi manca sempre di più.

Andrea Vitali

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