Giurlani (Pescia Cambia), Grassotti (Fiducia in Grassotti) e Melosi (FDI) intervengono sulla nomina di Mandara nella Commissione Bilancio.
“Premesso che una commissione comunale ha un valore relativo e che poi è comunque il consiglio comunale, con i suoi equilibri, a determinare una linea politica rispetto a un’altra, quanto avvenuto per la elezione del Presidente di quella della Commissione Bilancio a Pescia dimostra l’ipocrisia di una maggioranza che dice una cosa e ne fa un’altra e di un consigliere che si schiera, per non dire peggio, per un piatto di lenticchie, cercando di far passare il “regalo”, per un’apertura della maggioranza verso la minoranza….
E’ questo quanto accaduto per arrivare a nominare Giancarlo Mandara Presidente della Commissione Bilancio del Comune di Pescia, situazione che ha messo a nudo tutte le contraddizioni di una maggioranza incerta e sconclusionata, che si dichiara ammantata di valori quali trasparenza, legalità, partecipazione, senza che questo accada davvero e che lascia presagire tempi bui per il futuro di Pescia.
Con questa scelta, officiata nel segreto delle stanze di chissà quale luogo, il sindaco Franchi viene messo nella condizione di venir meno a quanto dichiarato all'atto dell'insediamento, quando fece uno specifico richiamo alla costruzione di un buon rapporto con l'opposizione, per il bene della città.
Se avesse voluto tenere fede a questo principio, non avrebbe certo permesso alla maggioranza, alla prima occasione, di votare il quarto arrivato dell’opposizione, senza alcun confronto o passaggio con gli altri esponenti eletti dai cittadini.
Una cambiale elettorale, ovviamente, con Mandara che conferma, con questa nomina di bassissimo profilo, di essersi speso per l’elezione del sindaco Franchi non solo al momento del ballottaggio, ad un prezzo anche conveniente (si può affermarlo senza timore di smentite!) e per la compagnia che sostiene una maggioranza che dimostra già diverse crepe.
Una maggioranza incerta e preoccupata, tanto da adottare provvedimenti in pieno stile sovietico, come la norma che impone ai consiglieri di mettere per iscritto la richiesta di informazioni sull’attività dell'ente. Ammesso e non concesso che questo sia rispondente anche agli stessi dettami costituzionali, è bene ricordare che nelle precedenti consiliature tutti i consiglieri avevano libero accesso agli uffici. Alla faccia della trasparenza e della partecipazione!.”
Redazione