Uzzano e Quarrata hanno aderito con successo alla Banca della Terra. Pescia tarda a seguire l'esempio. Danno economico e ambientale per il territorio.
L'agricoltura non è solo un settore economico fondamentale, ma anche un mezzo efficace per contrastare il fenomeno di abbandono del territorio. Nel programma elettorale della coalizione civica di centrosinistra che sostiene il candidato a sindaco Riccardo Franchi, l'agricoltura è stata indicata come una priorità, soprattutto per quanto riguarda il perfezionamento della procedura di ingresso nella Banca della Terra.
Purtroppo, sebbene alcuni Comuni toscani, come Uzzano e Quarrata, abbiano già concluso la procedura di censimento dei terreni incolti o abbandonati e li abbiano inseriti nella Banca della Terra, Pescia ancora non ha fatto altrettanto. Ciò significa che non sfrutta le opportunità offerte dalla Banca della Terra, che mette a disposizione terreni pubblici e privati per l'affitto o la concessione a terzi che intendono prendersene cura.
La procedura di censimento è lunga e richiede l'espletamento di un iter burocratico attento, ma i benefici ambientali, economici e occupazionali derivanti dall'adesione alla Banca della Terra sono notevoli. Infatti, grazie a questa iniziativa, è possibile contrastare il fenomeno del "ritiro" dei campi dalla coltivazione, responsabilizzare i proprietari dei terreni e prevenire problemi di dissesto idrogeologico, di rischio di incendi e di proliferazione incontrollata della fauna selvatica.
In Toscana, la Banca della Terra è attiva dal 2013 e ha già messo a disposizione oltre ottanta lotti di terreni e fabbricati, per una superficie di quasi quattromilacinquecento ettari di terreno, ripartiti fra castagneto da frutto, bosco, oliveto, pascolo, seminativo ed oltre cinquanta fabbricati. Non sfruttare le opportunità offerte dalla Banca della Terra significa privare Pescia di una grande occasione di sviluppo economico e di tutela ambientale.
Pertanto, è necessario che il Comune di Pescia concluda il censimento dei terreni abbandonati e li inserisca nella Banca della Terra, in collaborazione con l'Ente Terre Regionale. Solo in questo modo, sarà possibile offrire opportunità occupazionali e di reddito alle aree rurali, tutelare la biodiversità, prevenire i dissesti idrogeologici e valorizzare i terreni pubblici e privati attraverso un loro uso produttivo.
Redazione