Sindaci, comitati e candidati regionali rilanciano la richiesta di riconoscere l’ospedale di San Marcello come presidio in area disagiata. Il declassamento è figlio di regole oggettive, ma oggi è la politica a dover decidere se quelle regole bastano ancora.
In campagna elettorale tutto torna utile. Anche la montagna. Anche il suo ospedale, il “Lorenzo Pacini” di San Marcello Pistoiese, da anni simbolo di una sanità ritiratasi in pianura. A un mese e mezzo dalle regionali, il CREST e i sindaci di San Marcello Piteglio e Abetone Cutigliano chiedono a gran voce il ripristino dello status di “presidio di area particolarmente disagiata”. Non per nostalgia, ma per dignità.
Nel 2022, con una delibera regionale, il Pacini è stato declassato: niente più pronto soccorso, niente più struttura strategica, solo un ospedale elettivo. Il motivo? Regole ministeriali, nero su bianco nel DM 70/2015. Parametri precisi: distanza dai grandi ospedali, numero di abitanti, servizi attivi. E se il Pacini è fuori, è perché – tecnicamente – non rientra. Ma qui non si parla solo di tecnicismi. Si parla di un territorio spopolato, isolato d’inverno, popolato d’estate. Si parla di cittadini che per una frattura notturna devono sperare in un elicottero. Si parla di politica. Perché se le regole oggi escludono, è lecito chiedere se siano ancora giuste. O, almeno, se siano aggiornabili.
Il 25 settembre a San Marcello si terrà un incontro pubblico coi candidati alle regionali. E come spesso accade, proprio in campagna elettorale si riscoprono i problemi veri. Si riscopre la montagna. Si riscopre l’ospedale. Ma qui, tra neve, curve e silenzi istituzionali, questi problemi ci sono sempre stati. Anche quando non facevano comodo a nessuno. La corsa a “metterci il cappello” è già partita. Ma la dignità di un territorio non è una bandiera da sventolare sotto elezioni. È una questione quotidiana.
E urgente. Come un infarto a 67 minuti dall’ospedale più vicino.
Andrea Vitali