QUARRATA -Venerdì 7 agosto alle ore 19 a Castel dei Gironi (Montemagno) l'Amministrazione comunale promuove anche quest’anno la cerimonia in ricordo dei giovani Mario Innocenti, Gino Bracali e Giordano Cappellini, in occasione del 76° anniversario dell’uccisione per mano nazista.
Per ragioni legate all’emergenza Covid e alla necessità di rispettare la distanza tra le persone, non sarà possibile quest’anno organizzare il consueto concerto della Filarmonica Giuseppe Verdi. La cerimonia, presieduta dal vicesindaco Gabriele Romiti, consisterà dunque nella deposizione della corona di alloro sulla lapide in ricordo delle vittime, accompagnata dall’esecuzione del Silenzio.
La vicenda. Il 9 agosto 1944 i tedeschi arrivarono a Montemagno, dove uccisero a sangue freddo Gino Bracali, persona incapace di intendere e di volere, perché non riuscì a rispondere a una squadra tedesca che gli aveva chiesto dove stesse andando. La sera dello stesso giorno furono catturati cinque giovani sfollati (Aldo Baldi di Pistoia, Aldo Palandri di Prato, Albano Vallecchi, Icilio Pecorini e Angelo Burchietti di Montemagno) e portati alla fattoria Poggi Banchieri a Santonuovo, dove furono interrogati e torturati. Essi negarono ogni accusa di partigianeria e, grazie alla mediazione dell’interprete Maggetta Contrucci e di un sergente tedesco, evitarono la fucilazione e furono mandati nell'empolese ai lavori forzati alla Todt. Sempre la sera del 9 i tedeschi circondarono con varie autoblindo l’abitato di Castel dei Gironi e, dopo aver fatto uscire donne e bambini, distrussero tutte le quattordici case del borgo. Giordano Cappellini, di 19 anni, fu ucciso a mitragliate mentre cercava di arrendersi e di mettere in salvo, passando per i tetti, Mario Innocenti, di 36 anni, malato. Quest'ultimo fu poi barbaramente finito a bastonate da un soldato polacco, traditore, precedentemente infiltratosi nella formazione partigiana "Comunista n.1". Il corpo di Giordano Cappellini rimase a terra per giorni perché i nazisti impedivano a chiunque di avvicinarsi. Fu grazie alla mamma, partita da Barba con un barroccio, che fu possibile dargli degna sepoltura.
Pochi giorni dopo, il 12 agosto 1944, sempre nei pressi di Montemagno, si udirono altri spari, ma nessuno osò indagare. Secondo le ricostruzioni del parroco Leonello Leoncini (che fu avvisato da un biglietto anonimo del ritrovamento di un cadavere) gli spari uditi furono quelli che uccisero Carlo Bernardoni, partigiano di 18 anni, originario di Modena.