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Per Sandro Orlandini una fase di sospensione del divieto di abbruciamenti all’aperto, previsto dal 1° novembre al 31 marzo dai Pac dei comuni delle “aree di superamento” della provincia pistoiese, è necessaria per la tenuta economica delle imprese olivicole sotto i 200 m di altitudine. Orlandini: «in questa fase si adottino, se aumentano i livelli di Pm10, azioni di contenimento alternative fra quelle previste dalla normativa regionale».

«La battaglia per il contenimento delle polveri sottili è sacrosanta, ma si può e si deve portare avanti senza mettere in crisi uno dei settori più importanti dell’agricoltura toscana, sia dal punto di vista economico che d’immagine nel mondo, quale è l’olivicoltura. Il divieto di abbruciamento all’aperto dei residui vegetali dal 1 novembre al 31 marzo sotto ai 200 metri sul livello del mare aumenta considerevolmente i costi produttivi di tanti olivicoltori, già assediati da mille difficoltà, e mette a dura prova la loro tenuta economica, oltre a creare un’inopportuna disparità di trattamento (e competitività) fra imprese collocate sopra o sotto tale soglia di altitudine».
Lo afferma il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Pistoia Sandro Orlandini, che interviene nuovamente a sostegno degli olivicoltori facendo pubblicamente richiesta urgente alle autorità competenti di sospendere alle imprese olivicole, nella fase post-raccolta delle olive, i divieti di abbruciamenti all’aperto dei residui vegetali previsti dai Piani di azione comunali (Pac) per il risanamento dell’aria delle cosiddette «aree di superamento», cioè aree critiche riguardo al livello di polveri sottili o pm10 nell’aria.
«Dobbiamo concertare immediatamente una deroga ai pac per l’aria e alle relative ordinanze dei Comuni interessati – sostiene Orlandini – perché stiamo per entrare nella fase post-raccolta in cui gli olivicoltori procedono tradizionalmente agli abbruciamenti e le piccole imprese olivicole del nostro territorio hanno problemi logistici, legati alla necessità di stoccare in azienda grosse quantità di materiale vegetale senza avere spazi disponibili, che non possono essere superati dall’oggi al domani».
«Grandi progressi sul fronte dell’abbassamento delle polveri sottili – aggiunge Orlandini – si potranno ottenere con la riconversione delle stufe tradizionali in impianti di riscaldamento di nuova generazione che, pur usando le biomasse legnose, riducono l’emissione di pm10 anche dell’80/90% rispetto alle tradizionali. Ovviamente ci vorrà del tempo per portare a termine questo cambiamento strutturale che renderà inutile, ne sono convinto, il divieto degli abbruciamenti e sono giuste, quindi, in generale le misure previste dalle norme regionali in materia di risanamento della qualità dell’aria. Chiedo soltanto un po’ di flessibilità a favore di un settore agricolo cruciale che sta attraversando una fase molto delicata dal punto di vista economico».
«Se questa sospensione limitata del divieto di abbruciamenti per gli olivicoltori lo richiederà – conclude Orlandini - che vengano attivate o rafforzate azioni di contenimento del particolato alternative fra quelle previste dalla normativa. Siamo disposti a discuterne insieme. Ma evitiamo di mettere in crisi l’olivicoltura!»

Redazione

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