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Marco Rimediotti, uno dei responsabili della cooperativa sociale pistoiese che gestisce due strutture per profughi a Pescia, respinge le accuse di attività illecite, giunte tramite alcune segnalazioni di prostituzione che vorrebbero coinvolte le ragazze nigeriane e somale, ospiti in un appartamento della Caritas.

Le due strutture gestite dalla cooperativa Arkè ospitano da una parte otto giovani ragazzi profughi, tutti maggiorenni senza famiglia e dall’altra sei donne giovanissime, tra i 18 e i 21 anni, in un appartamento messo a disposizione dalla Caritas.
Come prevede il regolamento, le donne una volta arrivate in Italia sono sottoposte ad un percorso “antitratta” con colloqui e controlli a sorpresa delle strutture, soprattutto nelle ore notturne. Le condizioni in cui vivono le ragazze sono dunque molto rigide: devono rientrare a casa per le ore 23 e partecipare ad incontri didattici, imparando anche la lingua italiana. Così Rimediotti spiega come si svolgono le giornate all’interno della struttura per ragazze somale e nigeriane, accusate di prostituzione da alcune segnalazioni. Inoltre nell’appartamento non può entrare nessun estraneo, se non un operatore della cooperativa che controlla sia rispettato il regolamento.
Rimediotti sottolinea così come le ragazze non abbiano commesso nessun reato e pertanto non debbano sottoporsi a nessuna misura cautelativa: loro, come gli altri ragazzi, sono libere di instaurare ogni tipo di relazione, sempre nei limiti della legalità, senza per questo essere accusate di prostituzione.

Redazione

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