Il 7 marzo alla Biblioteca umanistica dell’Università di Firenze, per la Giornata internazionale della donna, incontro con la responsabile del Centro di coordinamento regionale per la Salute e la Medicina di genere Mojgan Azadegan e con la Prof. di Sociologia Rita Biancheri e Maria Grazia Ricci (Università di Pisa). Coordina Maria Giuseppina Caramella, presidente della Fondazione il Fiore. Ingresso libero.
La medicina di genere e la sociologia della salute, tenendo conto delle ricerche empiriche sulla violenza di genere e con particolare attenzione ai «costi delle malattie sulla donna».
Questi i temi principali dell’incontro “Il mondo delle donne” che Fondazione il Fiore e Biblioteca umanistica dell’Università di Firenze organizzano il 7 marzo nella sala Comparetti di quest’ultima, in piazza Brunelleschi n. 3-4, per celebrare la Giornata internazionale della donna 2019. Un appuntamento a ingresso libero a cui interverranno come relatrici la responsabile del Centro di coordinamento regionale per la Salute e la Medicina di genere Mojgan Azadegan e la Professoressa di Sociologia Rita Biancheri e Maria Grazia Ricci dell’Università di Pisa. Ad aprire l’incontro, che avrà come moderatrice la presidente della Fondazione il Fiore Maria Giuseppina Caramella, sarà il saluto di Floriana Tagliabue, direttore della Biblioteca umanistica.
«Le differenze di genere influiscono su prevenzione, diagnosi e cura delle malattie – scrive Mojgan Azadegan, introducendo il tema del suo intervento, intitolato “Medicina di genere in Toscana” -. Uomini e donne, pur essendo soggetti alle medesime patologie, presentano sintomi, progressione di malattie e risposta ai trattamenti molto diversi tra loro. In quest’ottica la Medicina di Genere prevede specifici obiettivi per lo sviluppo di una cultura e una presa in carico della persona che tenga presenti le differenze di genere non solo sotto l'aspetto anatomo-fisiologico, ma anche delle differenze biologico-funzionali, psicologiche, sociali e culturali, oltre che di risposta alle cure». Bisogna «garantire a ogni individuo, maschio o femmina, l’appropriatezza terapeutica rafforzando ulteriormente il concetto di “centralità del paziente” e di “personalizzazione delle terapie”». «Nel 2014 la Regione Toscana – spiega Mojgan Azadegan - ha istituito il Centro di coordinamento regionale per la salute e la medicina di genere e nel 2016 il Sistema toscano per la salute e la medicina di genere, di cui fanno parte il Centro di coordinamento regionale e la Rete territoriale. Obiettivo principale è quello di ridefinire l'assetto del Centro di coordinamento regionale per la salute e la medicina di genere e puntare su un modello “a rete” per una medicina sempre più attenta alle differenze di genere».
Il filo rosso della relazione di Rita Biancheri e di Maria Grazia Ricci sarà costituito, a partire «dalla complessità del quadro teorico e dai risultati prodotti dalla ricerca empirica sul tema della violenza di genere», dalle «conseguenze sulla salute e le possibili risposte sanitarie» di tale tragico fenomeno; «tenendo presente la categoria di genere e cercando di mettere in connessione elementi che hanno avuto finora una collocazione parallela, ma non convergente, come l'analisi dei costi delle malattie sulla donna».
Redazione