La Società della Salute della Valdinievole ha deciso di finanziare con fondi propri la prosecuzione delle attività del progetto Mosald che quindi continuerà ancora per un anno. Patrizia Baldi, Direttore della SdS: «Stiamo già lavorando per far sì che possa andare oltre».

Partito nell’ottobre 2016 e finanziato dai fondi europei, il progetto "Mosald - Modelli Sostenibili: Dialoghi, Processi ed Esperienze per l’Accompagnamento al Lavoro di soggetti Disabili", in due anni ha coinvolto 80 ragazzi disabili, affetti dalla sindrome dello spettro autistico, che si sono confrontati con esperienze diverse, dall’agricoltura sociale alla ristorazione. A ottobre 2018 parte delle famiglie dei ragazzi coinvolti ha richiesta di portare avanti questa esperienza e così la Società della Salute della Valdinievole ha deciso di finanziare un altro anno di progetto con fondi propri.
Patrizia Baldi, Direttore della SdS, spiega: «Il progetto Mosald nel precedente biennio è stato finanziato dalla Regione Toscana con i contributi del Fondo Sociale Europeo. L’obiettivo che ci siamo prefissati fin dall’inizio è stato quello di creare opportunità concrete di sviluppare le capacità delle persone disabili attraverso percorsi di accompagnamento al lavoro, laboratori culinari e di agricoltura sociale, stage aziendali. Con il passare del tempo ci siamo resi conto di quanto questa esperienza fosse positiva per i ragazzi che, usciti dalle mura domestiche, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con nuove esperienze».
Alla realizzazione dei corsi e dei laboratori ha collaborato un intero sistema locale composto dalla SdS della Valdinievole, il Circolo Arci di Vangile, l’istituto alberghiero Martini di Montecatini, l’istituto agrario di Pescia, la cooperativa agricola La Valleriana, le cooperative sociali La Fenice, La Spiega di Grano, Saperi Aperti e Mestieri Toscani, oltre a molte aziende agricole, alberghi, ristoranti e pasticcerie del territorio che hanno ospitato i ragazzi durante gli stage.
Riccardo Franchi, presidente della Società della Salute, commenta: «Il progetto ha permesso ai ragazzi coinvolti di acquistare fiducia in se stessi, confrontarsi con il mondo al di fuori dell’ambiente familiare e scolastico. Dall’altra parte la capacità che il progetto ha avuto di fare rete e di coinvolgere diversi attori nel territorio ha contribuito a creare un’etica di comunità e di sensibilizzare la società civile sull’importanza e sulle reali opportunità che ci sono di fare inclusione sociale attiva».

Redazione

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