I due storici frantoi di Quarrato, quello dei fratelli Corsini di Tizzana e quello di Iolanda Landini di via Burianese chiudono i battenti: «Troppo anziani per continuare a lavorare».

Le antiche tradizioni legate alla frangitura dell’olio vanno scomparendo, affondate dalle moderne tecnologie. A dimostrarlo è la chiusura per cessata attività dei due frantoi storici della collina di Quarrata, quello dei fratelli Corsini di Tizzana, uno dei più vecchi di tutta Pistoia, e quello, che risale agli anni ‘40, di Iolanda Landini Cardini sulla via Burianese, conosciuto da tutti come «del Pollaiolo» dal nome della zona in cui si trova. «Veramente, chissà, vedremo l’anno prossimo se riaprirò – dice l’ 87enne Iolanda – ormai per quest’anno è andata così, le olive sono scarse, io sono anziana e non ci si fa più a mantenere l’attività. Mi dispiace, perché del mio frantoio sono state mandate le foto anche in America, per farlo vedere a tutti».
«Le cose cambiano, e l’olio del contadino, quello buono fatto con le olive del podere non è più apprezzato – spiega Roberto Corsini, la cui famiglia ha gestito da sempre il tipico frantoio in pietra – noi ormai siamo anziani, non abbiamo più le energie per continuare a frangere per conto terzi, e i figli, anche se sono affezionati a questa attività e a questo luogo dove sono nati e cresciuti, hanno comunque preferito dedicarsi ad altri tipi di lavoro».
Anche i coltivatori e i raccoglitori di olive sono sempre più anziani perchè, anche in questo caso, le nuove generazioni non seguono i padri e i pochi che vogliono occuparsene non bastano a rimpiazzare le tante famiglie della collina del Montalbano. Come dice un coltivatore della zona: «Potatura, ripulitura, lotta contro la mosca che rovina le olive, è un lavoro faticoso che non ripaga in termini economici. Un tempo erano tanti i contadini che andavano al frantoio con i loro carichi di olive dai poderi delle colline e nelle famiglie la coltivazione dell’olio era vissuta come una ricchezza. La frangitura era quasi una cerimonia stagionale».
«I primi anni appena sposata, intorno al 1960 – racconta Marcella moglie di Roberto – mi ricordo che anche se eravamo giovani si stava a lavorare perfino la sera dell’ultimo dell’anno mentre tutti andavano al veglione. Però una volta le olive si cercava di non coglierle fino a san Martino, l’11 novembre».
La tradizione dell'oliveto e del frantoio potrà continuare solo grazie alla passione e la consapevolezza dell’alta qualità dell’olio che non può essere equiparato a quello in commercio a buon mercato, dicono gli «irriducibili».

Redazione

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