Terminata l’intensa attività di orientamento destinata agli studenti delle classi terze della secondaria inferiore e organizzata da un nutrito team di docenti dell’Istituto Anzilotti, coordinati dalla professoressa Stefania Berti.

Dalla fine di novembre fino alle vacanze di Natale l’Istituto è rimasto aperto praticamente ogni fine settimana, per consentire alle famiglie di visitare aule e laboratori, parlare con gli studenti, capire come funzionano gli indirizzi e le articolazioni della scuola.
Grande interesse suscitato sia dall’indirizzo storico, quello di Agraria (il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha recentemente definito gli Istituti Agrari “orgoglio nazionale”, dal momento che preparano al lavoro nella filiera primaria della nostra economia, apprezzata in tutto il mondo), che dalle Biotecnologie sanitarie e ambientali, un percorso di studi che apre veramente alle professioni del futuro. Nel settore sociosanitario ci sarà infatti grande bisogno di personale nei prossimi anni: “dal primo gennaio”, spiega la professoressa Berti, “il limite per il pensionamento del personale medico, dipendente o convenzionato, del Sistema sanitario nazionale, è stato elevato su base volontaria a 72 anni, per contrastare le carenze che avremo al turnover: ci sarà dunque bisogno di medici, infermieri, e altro personale ospedaliero che prendano il posto di chi andrà in pensione, e certo il lavoro per diplomati e laureati non mancherà”. Stesso discorso per le Biotecnologie ambientali, che in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 formeranno tecnici in grado di intervenire sulle problematiche ambientali come inquinamento, sprechi, ciclo dei rifiuti ecc.
Elementi importanti su cui riflettere, quelli legati all’occupabilità e alla disponibilità di posti di lavoro post-diploma, quando si sceglie la scuola superiore: nei prossimi decenni il mercato del lavoro richiederà sempre più competenze di tipo scientifico, sia nel settore pubblico che privato.
Niente di meglio, dunque, che iscriversi a un istituto che prepari a professioni legate a settori che non hanno conosciuto crisi occupazionale, o che l’hanno sentita meno di altri.

Redazione

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