I consigli dati al workshop “Agriturismo in bicicletta” durante AgrieTour 2012, il salone nazionale del comparto agrituristico tenutosi ad Arezzo dal 12 ottobre a oggi: distinguere i ciclisti su strada dai biker e i cicloturisti itineranti; offrire deposito custodito, officina per le riparazioni, percorsi segnalati e pacchetti con guide, cibo abbondante. Il tutto con una parola d’ordine: «consorziarsi» per tenere i prezzi competitivi.
Uno degli appuntamenti più interessanti di AgrieTour 2012, il salone nazionale dell’agriturismo che si è concluso oggi ad Arezzo Fiere, è stato il workshop di venerdì pomeriggio condotto dal cicloviaggiatore Carlo Turchetto, un collaboratore delle riviste “La Bicicletta” e “Mountain Bike World” (Edizioni La Cuba di Roma). Il titolo del seminario era “Agriturismo in bicicletta: progettare e gestire le attività di cicloturismo e mountain bike in azienda e negli itinerari territoriali”, lo scopo: fornire una serie di suggerimenti e indicazioni di base alle strutture agrituristiche intenzionate ad allargare i propri orizzonti proponendosi al vasto pubblico dei ciclisti e dei bikers (i ciclisti che usano le mountain bike) che in vacanza o nei fine-settimana cercano località di campagna e montagna per pedalare nella natura.
Il primo punto che sottolinea Carlo Turchetto è di non dimenticarsi che i ciclisti vanno divisi «in tre grandi categorie: ciclisti su strada (utilizzano la bici da corsa su strada), biker (utilizzano la mountain bike), cicloturisti itineranti (utilizzano indifferentemente city bike, mountain bike o bici da corsa su strada)». Tre categorie con abitudini ed esigenze in gran parte diverse. «Coloro che praticano il cicloturismo itinerante, percorrendo lunghi viaggi di più giorni, portando con sé i bagagli e dormendo ogni notte in un luogo differente - avverte però Turchetto -, nel nostro paese sono molto pochi e sono per lo più stranieri. È una realtà che potrebbe aumentare, in tempi, però, molto lunghi».
Ma vediamo, in estrema sintesi, le attrezzature essenziali all’accoglienza dei ciclisti in agriturismo secondo Turchetto. La prima è «un deposito per le biciclette, riparato, asciutto e chiuso», oltre che «ben custodito» e «accompagnato da un’assicurazione che copra il furto delle bici», che possono essere molto care. La seconda consiste in una piccola officina interna con le attrezzature essenziali per le «riparazioni minime», che è una condizione necessaria ma non sufficiente, per cui è bene «appoggiarsi» anche a una vera e propria officina nei dintorni. La terza è predisporre un’area, dotata di pompa per l’acqua, dove lavare le bici (in particolare le mountain bike). Infine, molto importante è anche l’attenzione al cibo, che per i ciclisti deve essere abbondante sia a colazione che a cena, e può risultare assai gradita anche l’offerta di sacchetti con i panini da portarsi dietro durante la pedalata.
Passando ai servizi non indispensabili ma che possono fare la differenza, ecco quanto indicato da Turchetto: «bike shuttle (trasporto di bici)» oppure accordi con eventuali impianti di risalita nelle vicinanze; «navigatori satellitari (gps) con i percorsi segnati»; pacchetti che prevedano l’accompagnatore o guida ciclistica a prezzi abbordabili. Ma per destare l’interesse dei ciclisti, ad eccezione dei cicloturisti itineranti che fanno storia a sé, molto importanti sono le caratteristiche della «viabilità» disponibile nel proprio agriturismo e nei dintorni. «Quindi – dice Turchetto - conviene predisporre delle adeguate attività per richiamare i ciclisti, e queste non sono altro che dei percorsi», che devono essere interessanti e adatti ai vari tipi di bicicletta. E per fortuna le caratteristiche del nostro territorio ben si prestano e offrono molte possibilità in tal senso. Grande attenzione deve essere dedicata soprattutto nella predisposizione di tracciati per le mountain bike, che non può essere improvvisata. Per cui è bene affidarsi a club o scuole di ciclismo fuori strada, che possono fornire anche accompagnatori.
La parola d’ordine per alcuni di questi servizi e altri quali i pranzi o le cene per le strutture che non le offrono, sottolinea Turchetto riferendosi in particolare ai piccoli agriturismi, è «consorziarsi». I servizi di trasporto, gli accompagnatori, i percorsi segnalati, i ristoranti sono tutti esempi di servizi che possono costare meno e funzionare meglio se attivati da un consorzio ben coordinato di agriturismi. Anche perché molte volte, fa notare, «i ciclisti si muovono in gruppo». E la concorrenza sul piano dei prezzi, o meglio del rapporto qualità/prezzo, di Paesi come la vicina Austria, tanto per citarne una, è davvero temibile.
Lorenzo Sandiford