L'assessore regionale al turismo, Stefano Ciuoffo, torna sul tema della tassa di soggiorno e dell'accordo raggiunto dal Comune di Firenze con il principale operatore nell'intermediazione immobiliare per fini turistici. L'obiettivo della Regione è far emergere un sistema di economia sommersa da contrastare attraverso una definizione più chiara di attività di impresa nell'accoglienza turistica.
«La nuova legge regionale sul turismo, di prossima definizione, non entrerà nel merito della tassa di soggiorno, che è e resterà materia di competenza non regionale, ma preciserà le caratteristiche che definiscono un'attività di impresa nell'accoglienza turistica», così l'assessore regionale al turismo, Stefano Ciuoffo, torna sul tema della tassa di soggiorno e dell'accordo raggiunto dal Comune di Firenze con il principale operatore nell'intermediazione immobiliare per fini turistici. «Il nostro obiettivo - ha aggiunto l'assessore - è far emergere un sistema di economia sommersa che vogliamo contrastare. Viene da chiedersi quali siano invece gli scopi di chi solleva la questione in maniera strumentale». L'assessore Ciuoffo, facendo riferimento ad informazioni inesatte comparse sulla stampa, ha ribadito che la tassa di soggiorno è regolata da norme comunali: «Rammento che l'imposta di soggiorno è applicabile nei casi in cui i Comuni hanno scelto di applicarla e che in Toscana ci sono località turistiche che hanno preferito non istituirla. Ritengo tuttavia che essa rappresenti una risorsa rilevante ed assolutamente necessaria per consentire un'efficace promozione turistica. Il Comune di Firenze e la sua Giunta hanno esplorato efficacemente un fenomeno recente e nuovo nel settore dell'accoglienza turistica. Tutto il nostro sostegno, dunque, alla loro azione». Ripetuti incontri tra Regione, Anci ed operatori della sharing economy stanno facendo emergere nella sua interezza un'economia sommersa che la Toscana intende contrastare. In questo senso va la decisione di definire chiaramente quali siano le caratteristiche delle attività che possono essere classificate come 'impresa turistica' (cioè locazione di più di 3 appartamenti o prestazione di servizi). Anche perchè grazie ad alcuni sistemi condivisi, come il noto AirBnb, chiunque può vendere spazi per turisti. «Le forze politiche che affrontano il tema in maniera strumentale - ha concluso Ciuoffo - dovrebbero spiegarci quale fine intendono raggiungere: se l'istituzione di norme chiare e facilmente applicabili che regolino questo settore, altamente competitivo, oppure la tutela di interessi diversi».
Redazione