Si è tenuto ieri il secondo interrogatorio ad Oreste Giurlani, alla presenza dei suoi avvocati difensori Gabriele Melani e Sabrina Bolognini: due ore davanti al magistrato che sta indagando sui casi di presunto peculato e corruzione. In Procura a Firenze, Giurlani è stato interrogato dal sostituto procuratore Tommaso Coletta per l'accusa di corruzione da parte di un imprenditore di Prato.
Dopo l'interrogatorio di «garanzia» dello scorso 6 giugno con il gip Anna Liguori, ieri Oreste Giurlani si è presentato davanti al sostituto procuratore Coletta per rispondere dell'accusa di corruzione da parte di un imprenditore di Prato, Andrea Carlo Breschi, amministratore dell’azienda di informatica Publihome srl.
L'avvocato Melani dichiara che a specifiche domande sono state fornite «risposte ragionevoli»: dato che si tratta di una documentazione molto vasta, non si può escludere il rischio di «bischerate», ma non tali da ipotizzare il grave reato di corruzione, ribadisce.
L'avvocato Melani dichiara che a specifiche domande sono state fornite «risposte ragionevoli»: dato che si tratta di una documentazione molto vasta, non si può escludere il rischio di «bischerate», ma non tali da ipotizzare il grave reato di corruzione, ribadisce.
Breschi risulta indagato per corruzione in concorso con lo stesso Giurlani, al quale avrebbe versato consistenti somme quando era presidente di Uncem Toscana, nel periodo 2012-2016, allo scopo – questa l’ipotesi degli inquirenti – di piazzare i prodotti informatici di Publihome nei Comuni montani della Regione. Accuse che Giurlani respinge, «anche se – dice ancora l’avvocato Melani – il mio assistito non ha mai fatto mistero di conoscere Breschi».
A fine interrogatorio Giurlani è tornato a Pescia, dove resterà sottoposto agli arresti domiciliari probabilmente fino al 26-27 giugno, ovvero a circa venti giorni di distanza dall'interrogatorio di garanzia. Se questo non dovesse avvenire, l'avvocato Melani dichiara che si valuteranno eventuali azioni da intraprendere.
Redazione