Contro la mafia curiosità e responsabilità. L'iniziativa con gli studenti al Cinema La Compagnia a trent'anni dall'esplosione a Firenze.
Conoscenza anzitutto, e curiosità: nel significato più autentico della parola, ovvero prendere a cuore qualcosa con la voglia di approfondire e capire, dubitando anche a volte. E poi memoria: una memoria fatta di mente e cuore.
Le mafie si combattono così, è il messaggio che esce forte dall’iniziativa rivolta alle scuole ed organizzata dalla Regione e l'associazione dei familiari delle vittime che si è svolta ieri 26 maggio al Cinema La Compagnia di Firenze per ricordare la strage dei Georgofili, trent’anni dopo. Le mafie si combattono, ripetono in tanti, parlandone il più possibile e non tacendone. Senza necessità di eroi. Senza limitarsi ad essere “anti” qualcosa, come sottolinea all’inizio del dibattito, il giornalista siciliano Giacomo Di Girolamo, ma con la responsabilità, assumendo cioè un impegno da portare avanti giorno dopo giorno. “La memoria – si rivolge ancora alle ragazze e ai ragazzi Di Girolamo – ha paura di chi studia ed ha paura della bellezza. E’ la bellezza che ci salva, ma va riconosciuta e difesa”. “E se la mafia continua ad essere forte – prosegue – non è per la furbizia o le nuove leve, ma per i tanti che non sanno dire “no”, per chi ancora la cerca, per quelli che hanno confuso memoria con promemoria da post.it”. Concetti di impegno civico e cultura delle legalità che si ripetono nelle considerazioni anche di Pif, all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, il conduttore televisivo, regista ed autore che chiude la mattinata invitando, ironicamente, ad “uccidere quel gattopardo” per cui in Sicilia tutto cambia per poi non cambiare nulla e a non essere passivi, perché “se voti una persona che non prende le distanza da certe persone alla fine un po’ sei resposabile anche tu di quelle che accade”. E non te ne puoi lamentare.
C’è molto cuore nella incontro organizzato al Cinema alla Compagnia per i trent’anni dalla strage che all’1.04 del 27 maggio 1993 svegliò Firenze in una tranquilla notte di maggio, con il tritolo della mafia sotto casa, cinque vite recise, quarantotto feriti e danni ingenti al patrimonio artistico del centro storico e degli Uffizi che potevano essere anche maggiori se l’autobomba fosse stata parcheggiata pochi metri più in là. Tante cuore e spazio al ricordo delle vittime: Caterina, appena cinquanta giorni di vita, la sorella Nadia di nove anni, i genitori Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, lo studente universitario Dario Capolicchio che oggi di anni ne avrebbe cinquantadue, ma anche le vittime di altre stragi, come Antonio Montinaro, caposcorta del giudice Borsellino ucciso l’anno prima a Capaci. Parlano in video i testimoni di quella notte, la maestra della piccola nadia. Si esibiscono in una lettura teatrale quattro ex studenti del liceo scientifico Da Vinci. C'è l'intervista, sul palco, al colonello dei Ros dei Carabinieri Lucio Arcidiacono, che racconta come si è arrivati all'arresto il 16 gennaio scorso dell'ultimo boss latitante corleonese Matteo Messina Denaro. C'è la vedova di Antonio Montinaro, Tina, un vulcano di energie capace di trasformare rabbia e dolore in un messaggio di gioia e speranza, orgogliosa del marito e sempre a testa alta. E poi gli studenti e i giovani che, dalla Liguria alla Sicilia, stanno provando con piccoli e grandi gesti a cambiare il mondo: come Irene Ghezzi, Luigi Cafiero e di Enigma e Andrea La Torre del movimento studentesco "Attivamente".
“Una mattinata densa di valori – commenta a margine dell’evento il presidente della Toscana Eugenio Giani - densa di emozioni e di quelle reazioni che vogliamo ci siano quando organizziamo iniziative come questa, rivolgendoci alla società civile ma soprattutto ai giovani perché sono loro i cultori della legalità, sono loro coloro ai quali affidare il nostro messaggio perché fortifichino la società e trasmettano il senso della lotta costante. Mi piace ricordare oggi quella frase di Piero Calamandrei scritta in altra epoca e in altra occasione, l’ode a Sant’Anna: “Ora e sempre resistenza” . Con la criminalità organizzata e la cultura mafiosa fatta di omertà e corruzione e dispregio della persona la risposta è fare rete tra le Istituzioni e disseminare sensibilizzazione fra i cittadini”.
“La mafia stragista ha finito la sua stagione ed è tornata silente – risponde sul palco alle domande della conduttrice l’assessore Stefano Ciuoffo - La Regione sta seguendo da anni il fenomeno, con dati e monitoraggi che ci vengono messi a disposizione. La Toscana non è terra di mafia, né terra in cui il radicamento della criminalità organizzata ha preso il controllo del territorio: questo grazie alla forte e capillare azione di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine. Vero è che nell’attività di diversificazione messa in atto dalle mafie, la Toscana trova un punto di caduta. In questo contesto alla Regione compete coltivare la cultura della memoria e della legalità”. “Il cancro delle mafie – prosegue - si contrasta prima di tutto con la prevenzione che compete a noi, con l’educazione, con la costruzione di riferimenti per il domani ai quali i giovani possano guardare”. “Sosteniamo i giovani con i campi estivi sulla legalità – conclude -, con percorsi di formazione, mettendo a disposizione occasioni simboliche a cui possano partecipare e possano coltivare valori e anticorpi in cui crescere. La Toscana è l’unica Regione in Italia che ha messo risorse proprie a sostegno dei Comuni che hanno assunto nel loro patrimonio immobiliare beni confiscati alle mafie per restituirlo alle comunità locali: sono interventi concreti, grazie ai quali diamo gambe alla cultura della legalità”.
Sul palco c’è l’asssociazione “Tra i familiari delle vittime dlela strage dei Georgofili”. “Il giorno dell’arresto (il 16 gennaio scorso ndr) del boss Matteo Messina Denaro – dice Daniele Gabbrielli - ho provato gioia, perché veniva consegnato alla giustizia un emblema della criminalità, colpevole della strage anche di Fitrenze, ma dall’altro lato ho provato sconcerto: sconcerto che uno come lui fosse rimasto impunito per trent’anni, avendo la possibilità di vivere come un comune cittadino. E a quel punto, insieme allo sconcerto ho provato una profonda pena per una comunità così schiava da non avere possibilità alcuna, per tutto questo tempo, di denunciarlo”. “Per fortuna – aggiunge - questa omertà nella comunità toscana non la conosciamo. Continuiamo dunque a coltivare i nostri antidoti contro le mafie, investendo sul rispetto reciproco e la socialità, rimanendo vigili e curiosi”.
“La memoria è qualcosa che deve camminare sulle gambe delle persone” sottolinea l’assessora alla legalità di Firenze Maria Federica Giuliani, che si appella ai ragazzi in platea affinché la strage dei Georgofili non venga dimenticata. “Se si ha paura, la mafia può crescere – incalza il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo - E’ necessario non aver paura ed innafiare quotidianamente il fiore dell’antimafia”.
Le parole, è vero, invita ancora alla riflessione il giornalista Di Girolamo, non salvano vite e non servono a catturare i latititanti; non risolvono neppure il problema delle guerre e della fame nel mondo. Ma le parole contano ed hanno un grande potere: intervengono sulle coscienze. Per questo è importante parlare di mafia e legalità.
Redazione