Dodici opere dell'artista  Eva Fischer  ( Daruvar 1920- Roma 2015 ) saranno presenti dal 12 luglio al 28 agosto nell'area espositiva del giardino storico Garzoni, Parco Pinocchio-Collodi. Al vernissage a ingresso libero, in programma il 12 luglio alle 18, saranno presenti il ​​figlio della pittrice e il giornalista Alan David Bauman e Pier Francesco Bernacchi, presidente della Fondazione nazionale Carlo Collodi, promotrice dell'iniziativa che ha la collaborazione del Touring club italiano.

La tematica esposta a Collodi è l'ultima realizzata dalla pittrice. Dal 1985 le “ Scuole di Ballo ” possono rappresentare un ritorno ai desideri remoti di Eva da piccola. Una bambina che avrebbe voluto esprimersi anche attraverso il ballo, il teatro, le maschere. In molte di queste sue opere si distinguono volti familiari, come il figlio, o la pittrice stessa. Quasi tutte queste opere, nonostante non le avesse dipinte da giovane, sono di misure extra large: 140x200 e sono composte da olii su tela figurativi, dove i colori riempiono le scene e le figure emergono da essi Eva Fischer ha alle spalle la tragedia delle persecuzioni nazifascista.  Leopoldo, rabbino capo, venne deportato dai nazisti, assieme a più di trenta altri familiari. Mentre lei, la madre e il fratello minore, furono catturati ed internati nel campo di Vallegrande (isola di Curzola). Per curare la malattia della madre ottenne un permesso per recarsi all'ospedale di Spalato e in seguito a Bologna dove, grazie all'aiuto di alcuni componenti del Partito d'Azione, Eva Fischer ei suoi familiari si nascosero sotto il falso nome di Venturi. L'artista amica di Marc Chagall e che attirò l'attenzione di Pablo Picasso, si è raccontata, scrivendo: “Sono nata a Daruvar in Jugoslavia il 19 novembre 1920. Vivo in Italia dal 1941 e dal 1946 a Roma. Ho sempre e solo fatto la pittrice. D'altra parte non saprei fare alcun mestiere. E′ già duro quello che mi sono scelta in assoluta libertà e coscienza: sentimenti - questi - meravigliosamente aspri e talvolta amari lungo la strada di vivere. Dicono che la mia personalità pittorica non somigli a quella di nessuno. Accetto con sicura modestia questa definizione. Ma se altri trovassero nei miei quadri colori e modi non miei ne sarei ugualmente lieta poiché in questo mondo nessuno è figlio di nessuno. Importante non è partecipare: importante è credere nel proprio lavoro. Ho girato il mondo in tempi difficili e astrusi coi miei quadri sotto il braccio per mostrarli a chi dicevo io. Fui confortata e incoraggiata. Tornai sempre a Roma città droga per la mia setta artistica. Esposi i primi anni lungo via Margutta ei miei amici e erano colleghi Mafai e Guttuso, Cagli e Amerigo Tot, Luigi Bartolini e Maccari e potrei continuare fino ad Arnoldo Ciarrocchi ed Emilio Greco. Non voglio scordare di dire che la bohème ha un valore quando la puoi raccontare o quando t′accorgi d′averla vissuta senza saperlo. Comunque non è necessario per un artista: credetemi la creatività è forse meno impulsiva ma sicuramente vieppiù approfondito quando s′ è mangiato almeno il primo piatto. La mia prima "personale" avvenne a Roma, nel '47, alla Galleria La Finestra. Vivevo allora in via del Babuino. Ecco perché questa strada romana mi è rimasta nel cuore. Strada magra, affamata, sognatrice, illusa e delusa da ombre di amici che mi ritornano tutte, e tutte metto in Paradiso, anche chi correva perfettamente lungo l'autostrada per l'inferno. Da allora tempo e luoghi sono cambiati. Oggi si viaggia in jumbo jet ma in quel tempo certe strade dovevi fartele a piedi e, al massimo, in terza classe per andare a parlare di pittura con chi ne sapeva più di te. Mi diplomai - poco più che bambina - all'Accademia di Belle Arti di Lione. C'è ancora lo stesso muro di cinta ma intorno al Tempo l′ha fatta da padrone come è nella logica del suo defluire” 

Redazione

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