Dal congresso di Montecatini l’allarme per i rincari astronomici. Le conseguenze disastrose della guerra in Ucraina e un inedito sondaggio sulla pandemia. 

Il sondaggio che il Gruppo Italiano Centri Diurni Alzheimer, ha condotto in Toscana e nel Paese ha evidenziato i datti che la pandemia ha fatto sulle strutture per la demenza e sui pazienti in generale, comprese le loro famiglie. Ma mostra anche che, bene o male, anzi più male che bene, i Centri Diurni resistono. La batosta dei rincari equivale però a una lettera di licenziamento generale. O interviene il governo o sono guai seri. Il futuro disgraziato previsto mesi fa è infatti arrivato al galoppo sotto forma di penuria di prodotti energetici e di rincari astronomici, che si aggiungono ai problemi della pandemia. Ovvio che con le bollette alle stelle ogni previsione salta, e che senza il soccorso pubblico anche chi gestisce i servizi per la demenza dovrà rifare molti calcoli al risparmio. Con il rischio concreto di chiudere in compagnia delle aziende fornitrici, buona parte delle quali sono già con l’acqua alla gola. In sintesi, è questa la tragedia epocale che la relazione del geriatra Enrico Mossello presenterà al dibattito del 12° congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer, in questo fine settimana al Teatro Verdi di Montecatini Terme. Non si scherza. In gioco c’è la sopravvivenza delle strutture, sia dei Centri Diurni che delle Residenze assistite.
Confcooperative Federsolidarietà e Confcooperative Sanità, due delle 19 associazioni nazionali dei gestori dei servizi di assistenza sociosanitaria, hanno già firmato un appello in cui chiedono a Roma sostegno concreto e immediato. Con il rincaro dell’energia prevedono perdite da 10 a 20 euro al giorno per ogni posto letto. Per garantire i servizi adegueranno perciò le rette, aumenti che, senza il sostegno delle Regioni, graveranno inevitabilmente sulle famiglie.
Cose analoghe ribollono anche nella pentola dei Centri Diurni Alzheimer. Il professor Mossello ha coordinato il sondaggio realizzato con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, e ora avverte che la nuova emergenza mette a rischio la ripresa dei servizi. Dice: “Per gli operatori, i malati e le loro famiglie era già un percorso a ostacoli. Ma a questo punto la situazione è diventata disperata. Molte strutture saranno presto chiamate a scegliere tra spengere luce e riscaldamento o aumentare le rette. E poiché le famiglie devono già pagare gli aumenti delle utenze casalinghe e il caro vita, i malati rischiano di restare a spasso”.
Nel 2020 la quasi totalità dei Centri Diurni toscani e d’Italia aveva sospeso l’attività con penose conseguenze sui malati rimasti chiusi in casa insieme alla famiglia. La maggioranza dei Centri aveva cercato di metterci una pezza attraverso forme diverse di assistenza, videochiamate e interventi a domicilio. Ma un anno dopo, almeno trenta su cento erano ancora chiuse, mentre le altre avevano sì ripreso l’attività, però con meno ospiti e per meno giorni.
Ad oggi, i Centri chiusi sono circa il dieci per cento, parecchi altri operano a regime ridotto e in vaste aree del paese il servizio manca del tutto da sempre. Non solo non si va avanti. Si sta tornando indietro. Mossello non le manda a dire: “Senza un maggior contributo dal governo e dagli enti locali, si rischia di lasciare di nuovo a casa i malati, mettendo in crisi le famiglie e la stessa sopravvivenza dei Centri Diurni. O c’è una pronta risposta pubblica, o la crisi energetica darà il colpo di grazia a queste strutture che, con fatica, cercano di riprendersi dalla pandemia”.

Redazione

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