Pescia, 7 gennaio 2025 – Sabato 5 gennaio, una giovane di 22 anni con fragilità cognitiva e problemi di dipendenze ha aggredito il personale sanitario del Pronto Soccorso di Pescia. L'episodio si inserisce in una serie di comportamenti violenti che hanno già coinvolto forze dell’ordine e servizi sociali. I servizi sanitari hanno richiesto l’intervento del tavolo fasce deboli per trovare una soluzione.
L’autrice è una giovane di 22 anni, già in carico a diversi servizi dell’Azienda Sanitaria per una doppia diagnosi su un quadro di fragilità cognitiva, con precedenti seguiti dal Servizio per le Dipendenze e dal 2023 co-gestita dai servizi di Salute Mentale e dai Servizi Sociali della Società della Salute della Valdinievole - Settore Tutela Minori.
Una situazione complessa e una spirale di violenze
L’episodio di Pescia è solo l’ultimo di una lunga serie di comportamenti problematici della giovane, che nell’ultimo anno ha mostrato una progressiva escalation comportamentale:
- Aggressioni a operatori sanitari e civili.
- Ripetuti interventi delle forze dell’ordine.
- Segnalazioni alla Questura e accessi frequenti ai Pronto Soccorso e SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) dell’Azienda Sanitaria, spesso legati a episodi di uso di sostanze.
Malgrado i numerosi tentativi di inserimento in strutture o comunità terapeutiche, il percorso di recupero è stato ostacolato dalla scarsa collaborazione della paziente, rendendo inefficaci le iniziative messe in atto dai servizi territoriali.
Un appello alla giustizia
Gli operatori dei diversi servizi coinvolti – Salute Mentale, Dipendenze, Servizi Sociali – hanno segnalato il caso ai tre procuratori di Firenze, richiedendo un incontro urgente al tavolo fasce deboli. L’obiettivo è trovare una soluzione che tuteli sia la giovane, garantendo un percorso di cura adeguato, sia gli operatori sanitari e la comunità, prevenendo ulteriori episodi di violenza e marginalità.
Un problema che interroga il sistema
L’aggressione solleva interrogativi sulla gestione delle situazioni di fragilità estrema e sulla necessità di un maggiore coordinamento tra i servizi sociali, sanitari e giudiziari. La difficoltà di intervenire con percorsi di cura obbligatori evidenzia un vuoto normativo che può esporre pazienti e operatori a rischi crescenti.
Ulteriori sviluppi
Resta da vedere se la richiesta al tavolo fasce deboli porterà a soluzioni concrete per il caso specifico e per situazioni analoghe che, come dimostrato dai fatti di Pescia, sono sempre più frequenti.
Redazione