Beatrice Taponecco in mostra al Mo.C.A.

Beatrice Taponecco, giovane e talentuosa artista, di formazione accademica, dedita alla lavorazione del marmo.

La Galleria Civica Mo.C.A. accoglie in collezione la firma di Beatrice Taponecco. L'opera in marmo Feuille Femelle nasce dalla forza e dalla potenza del materiale che, nella sua candida purezza ed abbagliante candore, si fa delicato, morbido e sensuale supporto. La foglia che sa trasformare l’arida terra in linfa si fa per me metafora della vita, foglia che è caduca ma si rigenera; foglie tutte uguali e mai una identica all’altra; foglie che costituiscono nel loro insieme quella sottile linea di confine tra Terra e Cielo.

Beatrice Taponecco si forma all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove, nel 2019, si specializza in Scultura. Attratta dalla potenza imperitura del marmo e dai colori e dalleggerezze del fogliame dei boschi, fin dagli esordi l’artista si dimostra capace di donare ai suoi progetti leggerezze nuove da cui emerge quel profondo senso di quiete e serenità che solo un’esperienza immersiva nella natura è capace di regalare.

Il suo stile inconfondibile ha attratto spazi espositivi e firme di alto profilo, note a livello nazionale ed internazionale: l’artista ha infatti esposto per la Cooperativa Scultori di Carrara al fianco di Aidan Salakhova, Giuseppe Donnaloia e Pier Giorgio Balocchi; ha realizzato sculture in collaborazione con Max Bill, Jean Dries, Larru Kirkland, Silvio Santini, Maki Nakamura, Julio Silva e Ronald Baladi. Le sue opere, che corroborano numerose collezioni pubbliche e private sono state recensite da autori del calibro di Valerio Dehò, Alessandro Chiodo, Francesco Galluzzi, Piergiorgio Balocchi, Massimo Bertozzi, Bruno d’Udine, Angelo Tonelli e Paolo Asti.

Elogiata dai suoi Maestri come “giovane di talento delicato e potente, capace di opere creative e di squisita esecuzione”, Beatrice si presenta al pubblico come scultrice mossa da un’innata e viscerale passione per il candore e la purezza del marmo di Carrara, fonte di ispirazione della sua Arte.

Le volumetrie del materiale raccontano intuizioni sensoriali derivate da stimolanti affinità con il contesto, precisamente dal contatto diretto con la natura; le tridimensionalità marmoree, solide e pesanti, si trasformano così in delicate ed evanescenti sagome ricche di luce e sensualità.

"Il mio lavoro - dice l'artista - è mosso da un invincibile desiderio di dare leggerezza a ciò che è pesante, plasmare la dura pietra per renderla morbida, trasparente, sensuale.

Le sculture, come equilibristi in performance, si caratterizzano per delicatezza e forza; si nutrono, cioè, di caratteri in netta antitesi poiché “antitesi” è la natura stessa. La delicatezza di ogni singola foglia, musa ispiratrice e focus di attenzione, mossa dall’irruenza del vento e della pioggia, rappresenta, difatti, concetto ed interpretazione artistica: la scultura non nasce per concorrere con la natura bensì per diventarne componente utile a risvegliare memorie, sensazioni, percezioni ed istinti, consapevolezza dell’esistenza, nel qui ed ora, nello spazio e nel tempo.

Redazione

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