La mostra internazionale “La fine del mondo” riaprirà il Centro Luigi Pecci di Prato, dal 1988 la prima struttura museale in Italia dedicata all'arte contemporanea. L'assessore Barni: «Per la Toscana è una scommessa vinta dopo un grandissimo lavoro da parte di tanti».
Il Pecci, chiuso dal 2013 per un progetto di riqualificazione, si lancia oggi verso quel futuro suggerito dall'architettura "spaziale" voluta per il nuovo museo dall'architetto olandese Maurice Nio intorno alla precedente struttura, completamente conservata, di Italo Gamberini, raddoppiando la superficie espositiva: un'architettura capace di cogliere i nuovi flussi, come dice il nome stesso del progetto (“Sensing the waves”).
«Per la Toscana - ha affermato la vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni - è una scommessa vinta dopo un grandissimo lavoro da parte di tanti che ringrazio; il Pecci si conferma il centro regionale di riferimento per l'arte contemporanea, il centro di una rete che legherà tutte le iniziative dedicate ai movimenti artistici presenti sul nostro territorio in una materia a torto vista come difficile, invece essenziale spunto di riflessione e valutazione della nostra realtà».
Alla conferenza stampa di presentazione che si è svolta stamani, mercoledì 14 settembre, a Palazzo Strozzi Sacrati, erano presenti, insieme alla vicepresiedente Barni, il sindaco di Prato Matteo Biffoni, la presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana Irene Sanesi, il direttore del Pecci Fabio Cavallucci e il progettista Nio.
«A esempio delle sinergie che avremo in futuro per sviluppare la presenza dell'arte contemporanea in Toscana - ha proseguito Barni - posso già ricordare il biglietto comune tra Centro Pecci e Palazzo Strozzi che abbiamo annunciato ieri in occasione della presentazione della mostra di Ai Weiwei. Anche la recente costituzione della Fondazione regionale per le arti contemporanee va in direzione di questo obiettivo: sostenere la ricerca e la sperimentazione con tutti gli strumenti possibili».
Redazione